AGI - Emergenza inverno in Afghanistan dove una popolazione allo stremo dovrà a breve affrontare temperture che nel Paese arrivano fino a -25 gradi.
La firma ieri a Roma di un protocollo d’intesa sull’apertura di corridoi umanitari, destinati a far arrivare in Italia 1.200 afghani bisognosi di protezione internazionale, è un passo importante ma "non può da sola rispondere a tutti i bisogni, per questo motivo si dovrà continuare a lavorare in complementarità anche su altri strumenti quali il reinsediamento, il ricongiungimento familiare e il sostegno alla popolazione che rimarrà in Afghanistan, più che mai importante in vista dell’arrivo dell’inverno".
A parlarne con all’AGI è Chiara Cardoletti, rappresentante dell’Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino, che traccia il quadro completo dell’attuale situazione umanitaria in Afghanistan e nei Paesi confinanti.
È stato firmato un importante protocollo di intesa, frutto di sinergie tra diverse realtà istituzionali già sperimentato con successo. Nello scenario afghano, qual è l’importanza del corridoio umanitario come nuovo strumento di protezione, in particolare per quei cittadini afghani che sono già fuori dal Paese?
Il nuovo corridoio permetterà di offrire un canale di ingresso sicuro e protetto a 1.200 rifugiati e persone che necessitano di protezione internazionale. Ringraziamo il governo italiano per questa iniziativa importante, che segue il trasferimento nei mesi scorsi di circa 5.000 persone in serio pericolo per la propria incolumità. Chiaramente questa iniziativa non può da sola rispondere a tutti i bisogni e per questo motivo si dovrà continuare a lavorare in complementarità anche su altri strumenti quali il reinsediamento, il ricongiungimento familiare e il sostegno alla popolazione che rimarrà in Afghanistan, più che mai importante in vista dell’arrivo dell’inverno.
Concretamente come verranno attuati questi corridoi umanitari, sia sul piano procedurale/burocratico che organizzativo? Avete già obiettivi numerici, tempi, scadenze?
L’obiettivo è di portare in Italia 1.200 rifugiati identificati sulla base dei bisogni e delle vulnerabilità nell’arco di 24 mesi. Il ruolo dell’UNHCR sarà quello di identificare i potenziali beneficiari di protezione internazionale e di condividerne i nomi con le autorità coinvolte per i necessari controlli e per l’approvazione finale.
Ad oggi, quali sono i numeri aggiornati degli sfollati interni in Afghanistan e dei cittadini che sono riusciti a fuggire nei Paesi vicini?
La violenza e l'insicurezza in Afghanistan hanno creato 680.000 nuovi sfollati interni quest'anno. Mentre il pieno impatto dell'evoluzione della crisi non è ancora chiaro, molte persone sono state costrette a fuggire all’interno dell’Afghanistan in quella che ora è un'emergenza umanitaria di sfollati interni. Inoltre, la grande maggioranza degli afghani costretti a fuggire oltre confine rimane all'interno della sottoregione del Sud-Ovest asiatico, soprattutto in Iran e Pakistan che insieme ospitano il tre quarti di tutti i rifugiati afghani e lo fanno da oltre quattro decenni. Questi Paesi vanno aiutati. Secondo gli ultimi dati disponibili, 48.180 afghani bisognosi di protezione internazionale sono arrivati nei paesi vicini dal 1° gennaio 2021.
In Afghanistan la situazione umanitaria è davvero difficile e di complessa gestione, a maggior ragione durante la stagione invernale ormai alle porte. Quali sono i bisogni più pressanti e le categorie più esposte? Riuscite ad intervenire? Cosa sta facendo UNHCR per assistere la popolazione?
L'UNHCR, come organizzazione umanitaria leader della famiglia dell’ONU in Afghanistan, è rimasta sul campo a disposizione del popolo afghano, anche insieme ai partner. Continueremo a rimanere finché saranno garantite l’accesso alle popolazioni bisognose e la sicurezza per i nostri colleghi e partner. Abbiamo rafforzato la nostra capacità di fornire assistenza nel Paese alla luce dei crescenti bisogni umanitari anche in vista dell’inverno, quando in Afghanistan le temperature possono scendere a -25⁰C.
Il 2 novembre, per esempio, è atterrato a Kabul il primo di tre voli umanitari previsti con 33 tonnellate di kit per affrontare il freddo. In totale l’UNHCR ha raggiunto oltre mezzo milione di sfollati interni con l’assistenza umanitaria finora nel 2021: abbiamo distribuito beni di prima necessità, coperte, pannelli solari, kit igienici, alloggi di emergenza, e assistenza in denaro per i più vulnerabili.
Oltre a rispondere ai bisogni umanitari, la nostra principale preoccupazione è che i civili che si trovano a rischio in Afghanistan possano trovare sicurezza, anche nei Paesi vicini se necessario.
Siamo particolarmente preoccupati per l’incolumità delle donne e delle ragazze in Afghanistan, le restrizioni alla libertà di movimento e all'autonomia imposte alle donne e alle ragazze e per le violazioni dei loro diritti fondamentali, che le rendono più vulnerabili alla violenza di genere e possono ostacolare la loro capacità di accedere a servizi essenziali, quali i servizi sanitari, i mezzi di sussistenza e l'istruzione.
Per questo continuiamo a fare pressione a livello locale e centrale sulle autorità afgane ad interim e continuiamo a fornire assistenza, nonostante la nostra capacità di soddisfare i bisogni delle donne e delle ragazze sfollate in Afghanistan sia stata compromessa.
Le ragazze non sono ancora in grado di frequentare la scuola secondaria nella maggior parte delle località dell'Afghanistan. L'UNHCR è comunque impegnata a sostenere l'istruzione delle ragazze e a completare la costruzione di due scuole femminili entro la fine del 2021.
Qual è invece la situazione attuale in Pakistan e in Iran, Paesi sui quali sta gravando un forte carico assistenziale? In questi due scenari come opera UNHCR e quale contributo sta dando?
I governi e i popoli dell'Iran e del Pakistan hanno una lodevole storia pluridecennale nel fornire asilo e protezione al popolo afghano. L'UNHCR continua a sollecitare che tutti gli Stati permettano l'accesso al territorio alle persone che fuggono dalla guerra e dalla persecuzione ed è pronta ad assistere le autorità nazionali nel rafforzare l'assistenza umanitaria se necessario.
In questi giorni per la conferenza Cop26 in corso a Glasgow molta attenzione dei media e dei leader politici è rivolta alla crisi climatica. Quella della lotta al riscaldamento globale è una sfida che riguarda anche l’Afghanistan e i Paesi vicini che accolgono rifugiati afghani? Come si sta manifestando e con quali conseguenze sulla popolazione?
L’insicurezza non è l’unico fattore che costringe le persone ad abbandonare le loro case. L’Afghanistan sta attualmente vivendo la sua seconda grave siccità in quattro anni e la produzione alimentare è stata colpita duramente.
La fame era diffusa anche prima che i Talebani prendessero il controllo del governo due mesi fa, ma è peggiorata significativamente secondo l’ultimo aggiornamento del Programma alimentare mondiale. A metà settembre, solo il 5% degli afghani aveva abbastanza da mangiare e uno su tre stava affrontando l’insicurezza alimentare ad un livello emergenziale o di crisi.
Man mano che il tempo passa, nei media si sente meno parlare della crisi afghana, conseguente al ritorno al potere dei talebani… Per affrontarla ed evitare che finisca nel dimenticatoio, cosa chiede l'UNHCR alla Comunità internazionale?
Innanzitutto, di mantenere un occhio attento alla situazione in Afghanistan anche attraverso contributi finanziari per sostenere il popolo afghano in questo momento di crisi. Gli afghani si trovano in un momento estremamente vulnerabile e hanno urgente bisogno di sostegno per sopravvivere al prossimo inverno.
È fondamentale, inoltre, integrare l'azione umanitaria salvavita con l'assistenza allo sviluppo, al fine di evitare che l'Afghanistan perda i vantaggi in termini di sviluppo conquistati con fatica e precipiti ancora più velocemente verso la povertà e la fame. Infine, chiediamo a tutti i Paesi di tenere aperte le frontiere a coloro che cercano sicurezza, onde evitare di mettere a rischio innumerevoli vite civili.
L'UNHCR è pronta ad aiutare le autorità a rafforzare le risposte umanitarie a seconda delle necessità.