AGI - Quando si parla di migranti, i capi di Stato e di Governo dell'Unione europea non riescono proprio a essere uniti. Al vertice che si tenuto a Bruxelles ne hanno dibattito, o meglio discusso, per oltre cinque ore. La sintesi, estrema, è l'Unione europea che boccia la richiesta di finanziare la costruzione dei muri e l'Italia che riesce a porre la solidarietà, nella redistribuzione degli arrivi, in risposta a chi protesta contro i movimenti secondari.
Nelle previsioni di chi aveva preparato il summit doveva essere un punto dell'agenda da sbrigare in poco tempo, trattandosi della dimensione esterna e quindi dei finanziamenti ai Paesi terzi che cooperano nella protezione dei confini esterni dell'Unione. Ma non aveva fatto i conti con due richieste sostanziali che hanno messo sul tavolo due gruppi. Da una parte quello dei dodici Stati che vorrebbero che Bruxelles finanziasse la costruzione di muri per proteggere meglio i confini, in particolare per fare fronte alla strategia del leader bielorusso, Alexander Lukashenko, di favorire l'accesso di migranti irregolari in Ue. I Paesi proponenti sono: Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Slovacchia.
L'altra richiesta è quella invece portata da Paesi Bassi, Danimarca e Austria, e riguarda direttamente l'Italia: impedire i movimenti secondari, ossia lo spostamento all'interno dell'Unione di migranti irregolari (o richiedenti asilo già registrati in un Paese di primo ingresso). Su questo l'Italia aveva già posto le sue condizioni al Consiglio Affari generali di preparazione del vertice: "Se parliamo di responsabilità, allora dobbiamo parlare anche di solidarietà". Tradotto: prima di affrontre gli spostamenti secondari vanno affrontati quelli primari, e quindi la questione della mancata redistribuzione tra i Ventisette dei migranti che arrivano nell'Ue.
Il compromesso alla fine si legge tra le righe delle conclusioni formali del vertice, cambiate rispetto alla bozza che circolava prima dell'avvio dei lavori. "Dovrebbero essere sostenuti gli sforzi per ridurre i movimenti secondari e per garantire un giusto equilibrio tra responsabilità e solidarietà tra gli Stati membri", è l'ultimo punto delle conclusioni.
"Il testo originario parlava solo di movimenti secondari, senza un adeguato equilibrio tra solidarietà e responsabilità, concetto che è stato introdotto esplicitamente", ha spiegato il presidente del Consiglio, Mario Draghi, al termine del summit.
Sulla richiesta invece della protezione dei confini esterni, il testo è chiaro: "Il Consiglio europeo non accetterà alcun tentativo da parte di Paesi terzi di strumentalizzare i migranti a fini politici. Condanna tutti gli attacchi ibridi alle frontiere dell'Ue e risponderà di conseguenza. Invita la Commissione a proporre le modifiche necessarie al quadro giuridico dell'Ue e le misure concrete sostenute da un quadro finanziario adeguato per garantire una risposta immediata e adeguata in linea con il diritto dell'Ue e gli obblighi internazionali, compresi i diritti fondamentali".
"C'è una parte, molto spinta dai 10-11 Paesi che hanno scritto quella lettera per chiedere di essere aiutati nella costruzione di muri, ha avuto un'evoluzione nel corso della discussione. A forza di cambiamenti la frase si è girata in modo completamente diversa", ha evidenziato Draghi. "L'inclusione dei diritti fondamentali già restringe le varie ipotesi. Ogni finanziamento andrà proposto alla Commissione che è contraria e sottoposto al Consiglio dove siamo in tanti contrari, a partire da noi".
"Quello che doveva essere un paragrafo sul finanziamento dei muri non contiene questa possibilità ma ha aperto uno spiraglio sulla discussione sul Patto di asilo e di migrazione, ferma da un anno", ha osservato il presidente del Consiglio.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, non ha lasciato spazi ad ampie interpretazioni del testo delle conclusioni: "C'è stata una discussione sulla richiesta di finanziamenti di infrastrutture fisiche ma ho risposto con chiarezza che c'è intesa comune di lunga data alla Commissione, con il Parlamento europeo, di non finanziare fili spinti o muri", ha detto in conferenza stampa.
Tuttavia si è detto "molto soddisfatto" anche il presidente lituano, Gitanas Nauseda, tra i più convinti sostenitori dei muri pagati dall'Ue. “Dopo cinque ore di negoziati abbiamo ottenuto un risultato molto soddisfacente” perché il testo delle conclusioni dei leader Ue “riflette le necessità di base che avvertiamo” dal momento che “le azioni del regime bielorusso sono definite come attacchi ibridi contro Polonia, Lituania e Lettonia” e “ora vediamo un’ampia gamma di possibili azioni e modifiche al quadro legale, se necessarie, per affrontare i problemi ai confini esterni”, ha dichiarato all'uscita dal summit.