AGI - Talebani, russi, cinesi e iraniani hanno concordato di rafforzare la loro collaborazione per la sicurezza in Afghanistan, dove l'attività dei gruppi terroristici e il rischio di una crisi umanitaria suscitano timori di destabilizzazione dell'intera regione.
Con il summit del 'formato Mosca', la Russia ha tentato di aumentare la pressione sui talebani affinché formino un governo inclusivo, rispettino le promesse fatte in termini di diritti umani e si impegnino nella lotta al terrorismo.
Al termine dell'incontro nella capitale russa - il primo a cui gli studenti coranici sono stati invitati dalla presa del potere a Kabul a metà agosto - i 10 Paesi della regione hanno invitato a riconoscere "la nuova realtà" e "interagire in modo pratico" con i talebani, al di là del loro riconoscimento formale.
Non si tratta di un appoggio diplomatico, ma di certo di un primo tentativo d'integrazione da parte dei principali attori regionali.
Presenti all'hotel President di Mosca - in passato location dei Congressi del Pcus - delegazioni da India, Cina, Pakistan, Iran e dai Paesi dell'Asia centrale; tutti accomunati dalla preoccupazione per la grave crisi economica, umanitaria e di sicurezza che attanaglia l'Afghanistan e dei suoi possibili riflessi sulla regione.
Ai colloqui di Mosca - che già ieri aveva riunito la cosiddetta 'troika allargata' incassando però il forfait americano - è emersa la richiesta all'Onu di organizzare una conferenza internazionale dei donatori e l'appoggio allo sblocco dei beni afghani all'estero.
Soggetti a sanzioni internazionali, i talebani, non hanno i fondi per gestire le banche e pagare gli stipendi; e gli Usa hanno congelato le riserve della Banca centrale del Paese.
Il 'format Mosca' ha sottolineato, in un velato messaggio a Washington, "che l'onere maggiore" degli aiuti alla ricostruzione "deve essere sostenuta dai Paesi i cui contingenti militari sono stati presenti in questo Paese oltre 20 anni".
È stata ribadita, come atteso, la crucialità della formazione di un governo realmente inclusivo nel quadro del processo di riconciliazione nazionale in Afghanistan. I talebani, dal canto loro, hanno rivendicato l'inclusività dell'attuale esecutivo - dove però non sono presenti donne e minoranze - ricordando allo stesso tempo che è solo ad interim e promettendo presto delle "riforme".
L'atro dossier chiave sul tavolo di Mosca era la sicurezza, con i timori che i talebani - come negli anni '90 con Al Qaeda - possano tornare ad ospitare grupopi terroristi sul suolo afghnao.
Il ministro degli Esteri, Amir Khan Muttaki, ha assicurato che un tale scenario non verrà permesso, mentre il capo delegazione degli 'studenti coranici' a Mosca, il vice premier Abdula Salam Hanafi, ha ricordato senza mezzi termini che "isolare l'Afghanistan non è nell'interesse di nessuno, lo ha dimostrato la storia".