AGI - E’ bufera sulla Bild Zeitung, il più popolare e diffuso tabloid della Germania, dopo la pubblicazione di un articolo del New York Times dal titolo “Sesso, bugie e un pagamento segreto”, che ha rilanciato le accuse su “abusi di potere” nei confronti di alcune collaboratrici, accuse che agitano non poco il colosso mediatico Axel Springer, editore del quotidiano tedesco. Il primo esito dello scandalo non si è fatto attendere: a stretto giro di posta, è stato licenziato il direttore del giornale tedesco, Julian Reichelt.
Il licenziamento del giornalista è stato deciso con “effetto immediato”, come reso noto dalla stessa casa editrice con una nota. Già la scorsa primavera Reichelt era stato sospeso, ma poi reintegrato dopo breve tempo. Ora si afferma che il direttore del tabloid “non ha separato sfera privata e professionale” e non avrebbe detto la verità al vertice dell’azienda, pertanto la fine del rapporto di lavoro ora è “inevitabile”.
Direttore della Bild dal 2017, il 41enne era stato al centro di rivelazioni su presunti abusi di potere a sfondo sessuale già all’inizio dello scorso marzo. Allora era stato lo Spiegel, con un ampio servizio su quello che definiva “il sistema Reichelt”, a riferire di alcune collaboratrici avevano denunciato il comportamento del giornalista. Ma oggi è stato il New York Times a far deflagrare di nuovo il caso: il quotidiano Usa ha ricostruito le vicende interne alla Bild, riportando le accuse secondo le quali il direttore del tabloid aveva affidato a una praticante di 25 anni – con la quale aveva una relazione - un compito molto prestigioso, nonostante lei stessa avesse manifestato la convinzione di non essere pronta per un tale incarico. Inoltre, Reichelt avrebbe garantito alla giornalista un pagamento ‘straordinario’ di oltre 5000 euro, raccomandandole “di non rivelare a nessuno” di questo stipendio extra.
Le rivelazioni sarebbero emerse, scrive sempre il Nyt, dalle indagini interne al giornale che la Axel Springer aveva avviato la scorsa primavera per le accuse di “abuso di potere, mobbing e sfruttamento di rapporti di dipendenza”. Ma all’epoca l’editore aveva affermato che l’indagine non aveva fatto emergere “indicazioni circa molestie sessuali o altre coercizioni”.
Anche un team di reporter investigativi legato a un altro editore, lo Ippen Verlag, ha lavorato a sua volta sul ‘caso Reichelt’ riuscendo ad accedere ad alcuni documenti interni alla Springer e alla Bild.
E qui scatta la bufera nella bufera: perché la Ippen avrebbe stoppato all’ultimo momento la pubblicazione di questo materiale, con l’argomento che “non voler danneggiare gli interessi economici” di un’azienda concorrente.
I reporter indignati hanno quindi inviato una lettera in cui si dicono “sconvolti” dalla decisione di non procedere alla pubblicazione del loro reportage, decisione che a loro dire rappresenta “una rottura del rapporto di fiducia e di collaborazione tra il team investigativo e l’editore”. Secondo i giornalisti, “si violano tutte le regole di una cronaca indipendente”, mentre le loro indagini indicano l’esistenza di “abusi di potere alla Springer a partire dal direttore più potente della Germania”, rilevando “l’evidente interesse pubblico” della vicenda.
Nel 2016 lo Springer Verlag ha acquistato la testata Business Insider e la scorsa estate ha acquisito, per un miliardo di dollari, il portale Politico, operazione che ha acceso l’interesse del New York Times. Come affermato nell’occasione dai vertici del colosso mediatico tedesco, “il nostro obiettivo è quello di diventare il principale editore digitale nel mondo democratico”.