AGI - Ungheria e Polonia hanno unito il fronte davanti ai giudici della Corte di giustizia dell'Ue contro il meccanismo di condizionalità che potrebbe privarle dei fondi europei, tra le crescenti tensioni tra Bruxelles e Varsavia.
Il dispositivo contestato dai due Paesi non ha precedenti. Consente di sospendere o ridurre l'erogazione di fondi europei a uno Stato in caso di violazione dei principi dello Stato di diritto (insufficiente lotta ai conflitti di interesse, mancanza di indipendenza della magistratura, ecc.) che ledano o rischino di danneggiare gli interessi finanziari dell'Ue.
Portate più volte davanti alla Corte di giustizia dell'Ue in Lussemburgo per queste misure, Budapest e Varsavia sono questa volta le promotrici del ricorso contro le istituzioni europee.
La Polonia ha chiesto la totale abrogazione del nuovo sistema, sostenendo che l'Ue dovrebbe attenersi alle disposizioni dei trattati per monitorare il rispetto dello stato di diritto.
La sua rappresentante, Sylwia Zyrek, ha inoltre contestato la legittimità stessa della Corte lussemburghese, arbitro ultimo in caso di conflitto tra i Ventisette e le istituzioni dell'Ue, a causa del modo in cui gli Stati nominano i giudici, che "si discosta dal il principio della separazione dei poteri”.
Per l'Ungheria, il difensore Miklos Zoltan Feher ha escluso qualsiasi collegamento tra violazioni dello stato di diritto e bilancio Ue, che "deve essere esaminato separatamente".
Frutto di un difficile compromesso durante l'adozione del bilancio a lungo termine dell'Ue alla fine del 2020 e a lungo richiesto dai Paesi "frugali", Paesi Bassi in testa, questo "meccanismo di condizionalità" non è ancora stato utilizzato, nonostante la forte pressione dei deputati sulla Commissione.
"Il rispetto dello stato di diritto è una condizione essenziale per una sana gestione finanziaria", ha difeso il rappresentante del Parlamento europeo, Tamas Lukacsi, sottolineando che il dispositivo mira "a proteggere il bilancio dell'Unione", che ammonta a oltre mille miliardi di euro per oltre sette anni.
Il bilancio è "un mezzo per attuare gli obiettivi politici" dell'Unione e il meccanismo "svolge un ruolo fondamentale" per raggiungerli, ha sostenuto per il Consiglio (rappresentante dei Ventisette), Alicja Sikora-Kaleda.
Paradossalmente, l'udienza si tiene a pochi giorni dalla sentenza della massima Corte polacca sotto forma di una dichiarazione di guerra al primato del diritto europeo e alla giurisdizione della Corte di giustizia dell'Ue.
Varsavia e Budapest, che sono tra i Paesi potenzialmente minacciati dal meccanismo della "condizionalità", a causa delle loro ricorrenti controversie con l'Ue sullo stato di diritto, a marzo hanno adito la Corte di giustizia per farla annullare.
Gli Stati membri hanno concordato a dicembre di attendere il parere della Corte sul meccanismo prima che la Commissione europea vi ricorra.
Gli eurodeputati, da parte loro, hanno minacciato di citare in giudizio la Commissione se non avvia rapidamente la procedura, che comprende più fasi e dovrà essere convalidata dagli Stati membri a maggioranza qualificata prima di poter eventualmente comportare una sospensione o una riduzione dei finanziamenti.
Sotto la loro pressione, la Commissione potrebbe avviare la prima fase nelle prossime settimane, secondo fonti europee.
La decisione della Corte, che ha fissato due giorni di udienza (ieri e oggi), non sarà resa prima di diversi mesi.