AGI - Una decisione storica, seppur simbolica, dell’Onu ha stabilito che i singoli Paesi sono responsabili dei danni delle emissioni di gas serra sui bambini, dando ragione a Greta Thunberg e ai giovani che da 3 anni manifestano per il clima.
A pronunciarsi è stato il Comitato sui diritti dell’infanzia, in occasione della Giornata internazionale della ragazza delle Nazioni Unite, celebrata oggi. Un pronunciamento che segna l’esito di una istanza presentata dall’attivista svedese e da altri giovani che condividono con lei la battaglia contro il riscaldamento globale.
“Il Comitato ha stabilito che uno Stato può essere ritenuto responsabile dell’impatto delle sue emissioni di carbonio sui diritti dei bambini, sia all’interno che all’esterno del suo territorio” ha riferito l’organismo Onu.
Sin dal suo famoso intervento all’Assemblea generale dell’Onu nel settembre 2019, Greta allora 16enne aveva accusato i potenti del Pianeta di averle “rubato i miei sogni, la mia infanzia”, riferendosi al collasso dell’ecosistema, quindi si screditano agli occhi delle “generazioni future”.
La responsabilità dei leader politici di tutto il mondo per i mancati provvedimenti concreti tesi a fermare l’aumento delle temperature e a proteggere l’ambiente è al centro dell’argomentazione di Greta e dei giovani attivisti dello sciopero per il clima, i Fridays for Future.
Due settimane fa, alla preCop 26 a Milano, nel suo discorso pronunciato durante la prima giornata di Youth4Climate, l’attivista svedese ha detto: “Basta i bla, bla, bla dei leader politici. Vogliamo giustizia climatica e la vogliamo ora”.
Un duro ‘J’Accuse’ e a tempo stesso una richiesta di azione in vista della prossima scadenza cruciale della Cop26, che si terrà a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre.