AGI – Una mezza ‘rivoluzione’ in tre atti. In seguito alla sconfitta elettorale di due settimane fa, la Cdu intende rinnovare completamente le proprie strutture di vertice. E per farlo ha elaborato una ‘road map’ che prevede prima una conferenza dei presidenti di distretto negli ultimi giorni di ottobre, poi una riunione della presidenza e della segreteria del partito per decidere come coinvolgere la base e, alla fine, un congresso nazionale in cui eleggere la nuova leadership al completo.
E’ stato il segretario generale dei cristiano-democratici, Paul Ziemiak, ad illustrare la ‘road map’, spiegando che questa è stata varata all’unanimità e che il partito è fermamente intenzionato “ad iniziare un processo di rinnovamento”.
Non è ancora chiaro, per la verità, quando si terrà il congresso federale, se entro dicembre o addirittura in gennaio.
Ziemiak ha detto di comprendere “la frustrazione e la rabbia” di tanti candidati che nonostante una campagna elettorale intensa hanno mancato l’ingresso al Bundestag, e pertanto, ha aggiunto, “l’analisi degli errori compiuti sarà brutalmente onesta”.
Pochi giorni fa era stato lo stesso Armin Laschet a indicare la possibilità delle proprie dimissioni da capo del partito, aggiungendo però di voler esser lui stesso “a moderare” il passaggio verso il rinnovamento dei vertici.
Cinque nomi per il leader
I nomi che si fanno come possibili successori del governatore del Nord-Reno Vestfalia come possibile leader della Cdu ad oggi sono cinque: il capofila della corrente più di destra e liberista Friedrich Merz, il ministro alla Sanità Jens Spahn, il presidente della commissione esteri Norbert Roettgen, il capogruppo al Bundestag Ralph Brinkhaus ed il responsabile per la politica economica del partito, Carsten Linnemann.
In effetti, non sono pochi a chiedere che il nuovo presidente della Cdu sia eletto con un voto degli iscritti, tra questi il giovane Philipp Amthor, mentre una figura storica come il presidente del Bundestag Wolfgang Schaeuble ha manifestato la sua netta contrarietà.
Due giorni fa ha fatto scalpore la decisione del ministro all’Economia Peter Altmaier, considerato un fedelissimo di Angela Merkel, e della titolare alla Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer a rinunciare al proprio mandato come parlamentari allo scopo di “fare spazio alle nuove generazioni”. I commentatori concordano: si è trattato anche di un chiaro segnale inviato a Laschet.
Stando ad un sondaggio pubblicato dallo Spiegel, la stragrande maggioranza dei tedeschi ritiene che il nuovo leader della Cdu debba essere eletto ricorrendo - per la prima volta nella storia del partito che fu di Adenauer e di Kohl - allo strumento delle primarie: a quanto afferma il rilevamento dell’istituto Civey, il 71% degli interpellati si è espresso a favore di un’elezione diretta da parte della base, contro l’11% di contrari e il 18% di persone che si dicono indecise al riguardo.
Anche restringendo il campione ai soli elettori cristiano-democratici, oltre il 70% vorrebbe le primarie.