AGI - E' polemica, nella città renana di Colonia, per il via libera al canto del muezzin: secondo un progetto pilota, risuonerà ogni venerdì in un lasso di tempo compreso tra le 12 e le 15, per una durata che ogni volta non dovrà superare i cinque minuti.
Il via libera è giunto dopo numerosi incontri con le comunità delle moschee locali (sono ben 45) e con tanto di valutazione giuridica, e per ora il progetto avrà durata di due anni.
“Mentre nelle chiese si suonano le campane per chiamare i credenti alla messa, nelle moschee delle comunità islamiche sono i richiami del muezzin ad assolvere a questo compito”, si spiega in una comunicazione dell’amministrazione cittadina.
Gli abitanti delle zone circostanti verranno informati con dei volantini, e il volume del richiamo dei muezzin sarà modulato a seconda della distanza della moschea.
La sindaca della città renana, Henriette Reker, non ha dubbi: “E’ un segno della reciproca accettazione della fede del prossimo e del riconoscimento della libertà religiosa, protetta dalla Costituzione”.
La prima cittadina di Colonia ricorda che “i cittadini di credo musulmano fanno parte della nostra comunità, e chi lo mette in dubbio mette in discussione l’identità della città e la sua pacifica convivenza”. E ancora: “Sentire nella nostra città accanto al suono delle campane anche il richiamo del muezzin significa che qui si dà valore alla molteplicità”.
I numeri parlano la stessa lingua: a Colonia vivono circa 120 mila persone di credo musulmano, circa il 12% della popolazione.
Ma non tutti sono d’accordo. A sorpresa, la critica più netta è arrivata da un’esponente locale dei socialdemocratici, Lale Akguen: “Questa politica dei simboli serve la parte sbagliata”, attacca la politica originaria di Istanbul, che su Facebook chiede “da quali moschee si possono fare questi richiami? La decisione riguarda soprattutto la grande moschea Ditib di Ehrenfeld”.
Il punto è che la Ditib (Unione turco-islamica per la religione) è considerata il braccio confessionale del presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
“Un campo minato”, secondo Akguen, per la quale la decisione della città renana rappresenta “un inchino alle trame politiche di Erdogan”.
Oppure, detto in altre parole, il canto del muezzin a Colonia a detta dell’esponente socialdemocratica nei fatti “diventa il richiamo dell’islam politico: davvero i responsabili di Colonia non se ne sono resi conto?”
La vede diversamente il presidente del Consiglio centrale dei musulmani in Germania, Aiman Mazyek, che definisce la decisione “un’espressione di rispetto della libertà religiosa”, considerando che il canto del muezzin “è una componente integrale della preghiera islamica” nonché “un’ovvietà in tanti Paesi europei e pure negli Stati Uniti”.
In questo modo, dice Mazyek, “Colonia invia un segnale di tolleranza e di molteplicità a tutto il mondo”.
Il richiamo del muezzin non dovrebbe diventare “oggetto di dibattito politico”, afferma ancora il responsabile della comunità islamica tedesca, “perché altrimenti si finisce per fare il gioco degli estremisti grazie ad una partitura islamofobica”.
E’ d’accordo il presidente dell’istituto islamico di Osnabreuck, Buelent Ucar, secondo il quale “finora l’Islam in Germania è stato piuttosto messo ai margini, confinato nelle moschee di cortile e nelle periferie”.
Invece la chiamata del muezzin del venerdì rende visibile la “molteplicità religiosa del Paese”. D’altronde, ricorda il docente di teologica islamica, “a Istanbul le campane delle chiese suonano ogni giorno”.