AGI - La 'via' aperta dalla Polonia piace anche a una parte della politica francese, in particolare ad alcuni candidati all'Eliseo che caldeggiano la supremazia del diritto francese su quello comunitario, strizzando l'occhio alla prospettiva, nel lungo periodo, di una 'Frexit' di fatto.
A sei mesi dalle elezioni presidenziali, la leader di Rassemblement National, Marine Le Pen, ha espresso "sostegno" alla posizione di Varsavia e ha chiesto che Parigi faccia lo stesso, scrivendo nero su bianco nella Costituzione il primato del diritto nazionale su quello Ue.
Per la Le Pen, qualsiasi testo internazionale contrario alla Costituzione dovrebbe rimanere "inapplicato" in modo che la Francia "non abbia bisogno di uscire" dal consesso europeo, una battaglia da lei ormai abbandonata, almeno a parole.
Sulla stessa linea d'onda Eric Zemmour: il suo rivale nel campo dell'estrema destra ha denunciato "un golpe federalista" contro la Polonia, sostenendo che è "tempo di restituire al diritto francese il suo primato sul diritto europeo". Una proposta che, di fatto, significa "una Frexit, un tornare indietro di 60 anni che pagheremmo a caro prezzo", ha avvertito l'eurodeputato Fabienne Keller.
L'idea non scalda solo l'estrema destra, anche tra i Repubblicani conservatori miete consensi, seppure con i dovuti distinguo. Tra lo stupore dei colleghi, si è schierato a favore di una "sovranità giuridica", anche se limitata solo al tema dell'immigrazione, il conservatore Michel Barnier, ex capo negoziatore per conto di Bruxelles nel divorzio con Londra: "Se non cambierà nulla, ci saranno altre Brexit", ha avvertito.
Favorevole anche Xavier Bertrand, che ha proposto di introdurre nella Costituzione "un meccanismo di salvaguardia degli interessi superiori della Francia", mentre Eric Ciotti ha chiesto di "modificare l'articolo 55 per affermare il primato della Costituzione sulle decisioni europee".
La linea piace anche all'ex ministro socialista Arnaud Montebourg, fautore della "superiorità della legge francese sulle decisioni europee". Ma come ha ricordato il professore di diritto costituzionale, Dominique Rousseau, "non è l'Europa che impone i suoi valori ai 27 Stati membri ma sono i trattati europei a essere fondati sulle tradizioni costituzionali comuni degli Stati".