AGI - Una sentenza, quella della Corte Costituzionale polacca, che ravviva lo scontro fra forze europeiste e sovraniste. Anche in Italia. Dichiarando incostituzionale parte del trattato di adesione di Varsavia all'Unione Europea, infatti, i supremi giudici polacchi hanno di fatto sancito la preminenza del diritto dello stato polacco su quello europeo.
Una sentenza che mina alle basi il principio stesso su cui si fonda l'Unione Europea, quello della cessione di parte della sovranità nazionale a vantaggio dell'integrazione fra i Paesi membri. E lo fa in un momento particolarmente delicato per almeno tre motivi: il Vecchio Continente è alla ricerca di un nuovo leader in grado di trainare il percorso dell'integrazione, dopo l'addio di Angela Merkel; l'accordo Aukus fra Australia, Stati Uniti e Gran Bretagna sembra destinato a sovvertire gli equilibri geopolitici proprio a danno dell'Europa; il disimpegno militare degli Stati Uniti dall'Afghanistan pone i Ventisette davanti alla necessità di accelerare verso un sistema di difesa comune. Di qui l'allarme lanciato da Enrico Letta: "La notizia è che la Polonia oggi attacca alle fondamenta la struttura giuridica della costruzione Ue", scrive il segretario del Partito Democratico in un tweet: "Si tratta, di un ritorno indietro. Sbagliato e pericoloso. Che va combattuto".
Alla base di questo passo indietro "pericoloso" c'è un "sovranismo antieuropeo" che "non è slogan e folklore come qualcuno pensa", avverte Letta. La sentenza di Varsavia, infatti, non giunge inattesa. I supremi giudici polacchi si sono espressi, infatti, dopo diversi ricorsi presentati dal governo della Polonia, presieduto dal premier sovranista Mateusz Morawiecki.
In allarme le istituzioni europee: il presidente dell'europarlamento, David Sassoli, sottolinea che “il verdetto di oggi in Polonia non può rimanere senza conseguenze” e invita "la Commissione a intraprendere l'azione necessaria".
La presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, sembra intenzionata a tenere la barra dritta, tanto da ribadire a poche ore dalla sentenza che "il diritto Europeo mantiene il primato su quelli nazionali" e di voler "utilizzare tutti gli strumenti necessari per garantirlo".
Tuttavia, quella fra Varsavia e Bruxelles sembra essere una frattura assai complicata da sanare. In caso di "conflitto insanabile" con l'Ue, la sentenza della Corte Polacca non esclude una Polexit, un'uscita della Polonia dall'Unione. Una ipotesi che, almeno in questo momento, il premier polacco non contempla nemmeno: "Il posto della Polonia è e sarà nella famiglia delle nazioni europee", scrive Mateusz Morawiecki su Facebook.
Niente affatto preoccupata appare Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia che non ha mai fatto mistero delle sue perplessità sullo Stato di Diritto così come declinato a Bruxelles. "Fratelli d’Italia la pensa come le Corti costituzionali tedesca, polacca e altre: la Costituzione voluta, votata e difesa dal popolo italiano viene prima delle norme decise a Bruxelles. Perché si può stare in Europa anche a testa alta, non solo in ginocchio come vorrebbe la sinistra", scrive Meloni su Facebook.
Nello stesso post, la leader di FdI risponde anche a Letta, sottolineando che "il segretario del Pd oggi grida allo scandalo perché la Corte Costituzionale polacca rivendica la supremazia dell’ordinamento interno rispetto a quello della Ue. Dimentica però che è esattamente quanto fatto più volte dalla Germania della Merkel, che anche di recente ha ribadito che le norme europee si applicano in Germania solo se non ledono l’interesse nazionale tedesco e non contrastano con la loro Costituzione. Per il Pd, partito asservito all’asse franco tedesco, la Ue dovrebbe essere una bizzarra unione nella quale Francia e Germania dettano le regole e fanno quello vogliono e gli altri Stati obbediscono in silenzio".
Pronta la risposta di Enrico Letta: "Diversissime la sentenza polacca di oggi da quella tedesca di un anno fa sulla Bce. La sentenza di Varsavia, difesa da Meloni, Orban e LePen è di principio, generale e dalle conseguenze gravi a differenza di quella tedesca che è rimasta infatti senza seguiti", spiega Enrico Letta.
Soddisfazione per la sentenza della Corte di Varsavia viene espressa anche dalla Lega: "A quelli che si scandalizzano perché la Polonia ha affermato in modo sacrosanto che il suo diritto prevale su quello Ue, ricordo che era un punto programmatico sia della coalizione di centrodestra (capito amici di FI?) che del contratto di governo con il M5s", su twitter il leghista Claudio Borghi.