AGI - Le discussioni fra partiti dopo le elezioni in Germania non sono un “gioco politico, una tessitura di alleanze pur necessarie per arrivare a una coalizione di governo”. Si tratta piuttosto di “aprire un confronto sulle prospettive del Paese e dell’Europa”. E’ l’analisi di Angela Schirò, italo-tedesca nata a Gernsbach, in pieno Baden Wurttenberg, nel 1985, insegnante di liceo in aspettativa in Germania, eletta nel 2018 al Parlamento nella lista degli italiani residenti all’estero e molto interessata a quanto accade nel suo Paese natale. In un’intervista all’Agi, ha spiegato il suo punto di vista sulle elezioni e le trattative che ne sono seguite. La transizione, ha spiegato, sarà forse lunga e sicuramente difficile, ma l'Italia non deve affrontare la fase che si è aperta "con timori e incertezze".
L'Spd ha vinto di misura le elezioni in Germania ma la situazione appare particolarmente incerta soprattutto per un Paese che teme l'instabilità più di ogni altra cosa. Come le pare la prospettiva politica?
"Il voto ha sancito una novità storica, quella di ridimensionare seccamente una forza – la Cdu – che ha governato ininterrottamente negli ultimi sedici anni e che, attraverso una personalità di prestigio come la Merkel, ha condizionato profondamente la stessa situazione europea. Nello stesso tempo ha indicato una tendenziale alternativa consegnando un potenziale ruolo di indirizzo e di governo all’SPD, che per lunghi anni ha dovuto giocare in un ruolo di rimessa e recuperare credibilità come forza di governo. Non si può pensare che una transizione di questa portata possa già dalle prime battute presentarsi con i tratti di una tranquilla governabilità, anche se l’obiettivo della stabilità resta un’opzione prioritaria per la maggioranza dei tedeschi. Siamo appena agli inizi di un processo profondo che ci dovrà portare a stabilire alcune cose molto importanti per il nostro futuro: qual è la direzione giusta per uscire, non solo in termini sanitari, dalla crisi pandemica? Pensiamo che basterà tornare a un’aurea ‘normalità’ o la lezione della pandemia ci chiama a riorganizzare e rinnovare le nostre società? Dopo la scelta condivisa tra i partner europei di attenuare le politiche di rigore e di stabilità, con l’obiettivo di riprendere un cammino di espansione - prosegue la deputata italo-tedesca - sarà possibile tornare indietro rispetto agli impegni che abbiamo assunto per i prossimi anni?
Non si tratta di fare, dunque, solo un gioco politico, una tessitura di alleanze, pur necessarie per arrivare a una coalizione di governo, ma di aprire un confronto sulle prospettive del Paese e dell’Europa. E questo richiederà tempo e impegno. Ma è giusto così.
Crede che i Verdi e i Liberali riusciranno a trovare dei punti in comune per formare assieme a uno dei due principali partiti una coalizione di governo?
"Credo che sul piano programmatico non sarà difficile trovare tra verdi e liberali alcuni punti di contatto e di dialogo. Penso, ad esempio, alla modernizzazione della pubblica amministrazione, allo sviluppo della digitalizzazione e a qualche altro campo dove le discriminanti sociali e ideali sono meno evidenti. Vedo maggiore difficoltà, invece, a tenere insieme gli orientamenti di due elettorati così diversi tra loro. Non è un mistero che quello liberale propenda per la Cdu, mentre quello verde si senta più affine alla SPD.
Ritengo, però, che alla fine conteranno, oltre a quell’esigenza di stabilità di cui prima si diceva, l’idea di Paese che si vuole realizzare con l’esperienza di governo e il ruolo che si pensa che la Germania debba giocare nei prossimi anni in Europa e nel contesto internazionale".
Come potrebbe un eventuale governo guidato da Olaf Scholz accettare che il suo successore al ministero dell'Economia sia un "austero" come il leader dei liberali Lindner?
"Le coalizioni sono basate necessariamente su compromessi tra coloro che fanno gli accordi. Compromessi magari importanti e non al ribasso o paralizzanti. Nessuno, dunque, può pretendere di avere carta bianca, a prescindere dall’orientamento degli altri. Questo vale ancora di più per un terreno, allo stesso tempo delicato e decisivo, come quello economico-finanziario. Nel caso specifico, consentire una radicale inversione di rotta rispetto al passato, per Scholz significherebbe un po’ rinnegare se stesso e quanto di buono ha fatto nel recente passato. Ma al di là degli orientamenti personali e di partito, non sono tempi in cui si possa procedere a zig-zag - prosegue Angela Schirò - Siamo ancora nel pieno di una crisi epocale che ha investito non solo la nostra condizione personale, ma anche i nostri rapporti sociali e la attività economiche. Occorre un grande senso di responsabilità. Mi auguro dunque che si evitino particolarismi e si cerchino strade comuni, a partire da quanto di positivo si è costruito finora".
Per l'Italia questa prospettiva sarebbe particolarmente inquietante visto che è fra i Paesi che chiedono che l'allentamento delle regole del patto Ue di stabilità e crescita sia confermato anche oltre il Recovery fund: che cosa ne pensa?
"Sono convinta che il Governo italiano non debba affrontare la fase che si è aperta con timore e incertezze. Il Governo Draghi, per altro, sta dimostrando di muoversi sul piano delle relazioni europee e, in genere, internazionali con disinvoltura e autorevolezza. Personalmente, poi, sono convinta che, con tutti i limiti e le contraddizioni, il messaggio di fondo che viene da queste elezioni e da quelle che l’hanno precedute in altri Paesi, è che dalla crisi è possibile uscire su una linea di avanzamento democratico, di contenimento delle spinte sovraniste, di sviluppo dei vincoli di collaborazione e di espansione economica e sociale. Un percorso difficile e faticoso, ma necessario, con poche alternative. Se questa prospettiva riceverà una conferma dai fatti, allora si tratterà di decidere se procedere coerentemente lungo le linee d'intervento contenute nel Next Generation Eu, che legano il sostegno finanziario per gli stati a precisi impegni di riforma e di modernizzazione o se ricadere nelle rigide ed escludenti pratiche della stabilità finanziaria. Ogni passo che si compirà per dare attuazione ai provvedimenti concordati dai partner europei per reggere all’urto immane della crisi ci avvicinerà all’orizzonte di un’Europa all’altezza delle sfide globali del momento. Il che significherà lavorare seriamente per una politica finanziaria comune, garantendo i prestiti con sistemi condivisi, e per una politica del lavoro coordinata ed efficace. Non voglio dare l’impressione di fare delle fughe in avanti rispetto alle indiscutibili difficoltà, interne e internazionali, che ci sono da affrontare, ma sono convinta che quanto più sono difficili le situazioni, tanto più è necessario avere con chiarezza una rotta da perseguire, sia pure tenendo conto dei necessari compromessi da realizzare per garantire la governabilità e la stabilità politica".