AGI - Le forze Nato di stanza in Kosovo hanno annunciato lunedì di aver intensificato i pattugliamenti in Kosovo in seguito all'aumento delle tensioni con la Serbia. Belgrado ha inviato mezzi blindati al confine, nei pressi del Nord della sua antica provincia, in risposta a quelle che ha definito le "provocazioni" di Pristina, ovvero il recente dispiegamento di forze speciali kosovare vicino due località di frontiera nel Nord della provincia, Jarinje e Brnjak. Il Nord del Kosovo ha una popolazione in maggioranza serba che rigetta l'autorità del governo di Pristina.
Le unità speciali kosovare sono state inviate per supervisionare la decisione di Pristina di costringere i veicoli serbi ad apporre targhe kosovare temporanee all'ingresso nel suo territorio. I veicoli immatricolati "Repubblica del Kosovo" - non riconosciuti da Belgrado - sono costretti da anni a portare provvisoriamente targhe serbe per entrare in Serbia e Pristina ha chiesto una misura di "reciprocità".
Secondo la Nato, la situazione al confine è tranquilla nonostante le manovre di Belgrado, che ha inoltre inviato aerei militari a sorvolare la frontiera. La comunità internazionale, a partire dall'Unione Europea, ha chiesto "de-escalation" e "dialogo" di fronte al riesplodere delle tensioni tra il Kosovo e la Serbia, che non ha mai riconosciuto l'indipendenza del territorio a larga maggioranza albanese, proclamata nel 2008.
Da giorni centinaia di serbi stanno bloccando per protesta le strade che portano ai due valichi di frontiera. Durante il fine settimana, due uffici di registrazione dei veicoli kosovari sono stati attaccati dai manifestanti e il primo ministro kosovaro, Albin Kurti ,ha accusato la Serbia di voler "provocare un conflitto".
Domani partirà da Tirana la missione dei Balcani della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che intende preparare il terreno per il vertice Ue-Balcani del prossimo 6 ottobre e visiterà sia Pristina che Belgrado. "È importante che le parti si siedano insieme, mettano fine all'escalation verbale nella regione e trovino rapidamente una soluzione", ha affermato Diana Spinant, portavoce della Commissione.
Kurti si è detto pronto a un dialogo con la Serbia sotto la guida dell'Ue, che da dieci anni cerca di aiutare i due avversari a normalizzare le relazioni. Il presidente serbo, Aleksandar Vucic, condiziona però la ripresa del processo di riconciliazione al ritiro delle forze speciali kosovare dal Nord del territorio. "Siamo attaccati alla salvaguardia della pace" ma "non permetteremo in nessun caso l'umiliazione della Serbia e dei suoi cittadini", ha insistito Vucic dopo un incontro con gli ambasciatori occidentali.
Gli analisti sostengono che il periodo non è favorevole al compromesso, in quanto sia il Kosovo che la Serbia devono affrontare scadenze elettorali. A Pristina è previsto un voto amministrativo a ottobre, mentre l'anno prossimo in Serbia si terranno le elezioni politiche.