AGI - Dopo 16 anni di stabilità merkeliana, il voto per il rinnovo del Bundestag non ha avuto vincitori netti ma solo un perdente, la Cdu-Csu della cancelliera uscente, consegnando la politica tedesca a una fase di grande incertezza, proprio in un Paese che considera l'instabilità il peggiore dei mali.
Secondo i risultati provvisori della commissione elettorale tedesca, l'Spd ha ottenuto il 25,7% dei voti e il blocco conservatore Cdu/Csu è secondo con il 24,1% dei consensi, il risultato più basso di sempre. Seguono i Verdi con il 14,8%, un risultato in netta crescita rispetto a quello del 2017 anche se inferiore alle speranze di qualche mese fa, seguiti dai liberali di Fdp con l'11,5% mentre la formazione populista di estrema destra, pur essendo il primo partito in due laender dell'Est, a livello nazionale si ferma al 10,3% e la Linke, al 4,9%, riesce comunque a entrare al Bundestag grazie a una norma che avvantaggia la vittoria in diversi collegi uninominali.
A fare da "king maker", un'espressione molto utilizzata dalla stampa tedesca di questa mattina, saranno il terzo e quarto partito per voti ottenuti, ovvero i Verdi e i liberali di Fdp. La maggior parte delle ipotetiche combinazioni previste per la coalizione di governo, li vede entrambi protagonisti, nonostante le nette differenze di programma. Proprio queste due formazioni sono state le prime, poco dopo la chiusura dei seggi, a lanciare le grandi manovre in vista delle trattative per la formazione del nuovo governo tedesco.
Davanti a milioni di spettatori durante il dibattito tra gli 'Spitzenkandidaten' dei partiti andato in onda sull'emittente Zdf, il cosiddetto Elefantenrunde, il capo dei liberali Christian Lindner, ha lanciato per primo il sasso nello stagno, sottolineando quanto sia "auspicabile che i partiti che avevano lottato contro lo status quo per prima cosa parlino assieme". Chiaro il riferimento ai Verdi, e la risposta di Annalena Baerbock, è coerente: "E' più che sensato che partiti anche distanti parlino tra di loro in diverse costellazioni", afferma con un ampio sorriso, aggiungendo che "non si tratta di individuare il minimo comun denominatore, ma di porre le basi per costruire il futuro".
Anche il co-leader dei Verdi, Robert Habeck ha successivamente confermato che, vista la difficoltà delle trattative per mettere in piedi una coalizione a tre, "sara' d'aiuto che parlino assieme forse politiche anche lontane tra loro per vedere se sia possibile costruire ponti e trovare progetti comuni".
Per la prima volta i partiti che formeranno la coalizione di governo saranno più di due: questo rischia di allungare e complicare le trattative, che potrebbero durare mesi. Per arrivare a compilare il programma di 175 pagine sulla base del quale ha governato l'ultima "grosse koalition" guidata da Angela Merkel, nel 2017 ci vollero oltre 5 mesi: dalle elezioni del 24 settembre, si arrivò a un governo solo a metà del marzo successivo.
Scholz ha detto ieri sera di voler arrivare a un governo "prima di Natale"; in ogni caso Angela Merkel non potrà lasciare tanto presto il suo posto di cancelliera, e potrebbe quindi superare il record di Helmut Kohl. Succederà se il nuovo esecutivo tedesco non sarà pronto prima del 17 dicembre.