AGI – Benvenuti alla campagna elettorale più pazza della storia della Germania, tra manifesti che invitano all’impiccagione dei Verdi, fake news costruite da hacker russi, candidati cancellieri che se la ridono nei luoghi devastati dalle alluvioni e sondaggi-ottovolante che minano i più radicati equilibri politici.
Così, tra gli scenari più sorprendenti - almeno per gli standard tedeschi - che stanno correndo all’impazzata nei palazzi del potere di Berlino, ce n’è soprattutto uno che inquieta i socialdemocratici di Olaf Scholz, ad oggi il vincitore annunciato del voto del 26 settembre: e se alla fine la grande partita del dopo-elezioni dovesse rivelarsi talmente intricato che alla fine saranno gli sconfitti a governare?
Solo ipotesi, certo, ma anche questi sono gli effetti collaterali dell’infinito e lungo addio merkeliano.
Via via che si avvicina l’appuntamento con le urne, con i sondaggi che promettono terremoti politici impensabili solo pochi mesi fa, le trame per il dopo-voto si moltiplicano: prima fra tutte, quella che porterebbe ad una coalizione “Giamaica”, ossia formata da Cdu/Csu, Verdi e liberali, a prendere le redini della Germania al posto dei socialdemocratici, oggi incoronati da tutti i sondaggi.
Oppure, in subordine, ancora più selvaggia, quella per il quale il prossimo cancelliere potrebbe rispondere al nome di Markus Soeder, il governatore bavarese e leader dei cristiano-sociali, al posto dello sconfitto Armin Laschet (e del vincente Olaf Scholz).
Fantapolitica?
Vediamo: alla base di tutto c’è la spettacolare e inattesa rimonta dei socialdemocratici e lo speculare precipizio della Cdu/Csu di Laschet.
Tra i tanti, anche gli ultimi rilevamenti – quelli di YouGov e di FGW – vedono la Spd consolidare il proprio vantaggio rispettivamente al 26% e al 25% dei consensi, con l’unione conservatrice staccata di tre-quattro punti al 21-22%, con i Verdi ad inseguire al 17% e i liberali dell’Fdp quotati tra il 10 e l’11%, mentre l’Afd resta stabile tra l’11 e il 12% e la Linke, il partito della sinistra, appare bloccata al 6%.
Una situazione ibrida, insomma, quella derivante da una costellazione in cui i principali partiti potrebbero arrivare al traguardo con risultati tutto sommato molto ravvicinati, facendo presagire negoziati complicatissimi per il futuro governo tedesco.
Ed ecco che i pronostici si fanno avventurosi: soprattutto dopo che il leader dei liberali, Christian Lindner, ad un dibattito pubblico, ha evocato la possibilità che Scholz e la Spd potrebbero non essere in grado di formare un nuovo esecutivo.
Il fallimento di Kohl nel 1976
“La certezza di vincere non si può negare”, ha detto il capo dell’Fdp, “ma, come successe nel 1976 a Helmut Kohl, potrebbe anche accadere che si vincono le elezioni e nondimeno non riuscire a mettere in piedi una coalizione”.
Traduzione: se una maggioranza ‘rosso-rosso-verde’ (Spd più Linke e Verdi) rischia di essere impraticabile a causa del massimalismo della sinistra (e infatti sia Scholz che gli ambientalisti vorrebbero escludere tale ipotesi), i liberali potrebbero anche pensare di silurare l’altra coalizione che esclude la Cdu/Csu, ossia la cosiddetta maggioranza ‘semaforo’ (in questo momento la più gettonata), composta da Spd, Verdi ed Fdp.
Il ruolo dei liberali
A tutto vantaggio, appunto, della Cdu/Csu che si ritroverebbe d’improvviso al centro dei giochi nonostante la (probabile) sconfitta alle urne. D’altra parte, è cosa nota che i liberali, così attenti al mercato e alle istanze economico-finanziarie, farebbero di tutto per impedire una soluzione ‘rosso-rosso-verde’. Per di più, nei sondaggi la Fdp è cresciuta al punto da poter aspirare a qualcosa di più che all’essere l’ago della bilancia, una partita che Lindner mostra di voler giocare fino in fondo.
Come scrive lo Spiegel, “in una coalizione semaforo il capo dell’Fdp non avrebbe molto da guadagnare”, tanto che in una recente direzione di partito questa opzione era stata definita “un rischio esistenziale”.
Quanto sia realistica la minaccia implicita di Lindner di incoronarsi ‘kingmaker’ di un prossimo cancelliere è tutto da vedere, vieppiù che far guidare il governo al partito che esce umiliato dalle urne potrebbe non rivelarsi esattamente una passeggiata: “ma è chiaro”, ragiona ancora il settimanale, “che negli ultimi giorni prima delle elezioni in tutti i partiti s’inizia a fare ogni tipo di calcolo strategico, anche nella Cdu/Csu”.
All’interno di tale scenario se ne fa strada un altro, ancora più avventuroso. A fronte di un Laschet che perde le elezioni e di uno Scholz che sonda i Verdi e l’Fdp per una coalizione ‘semaforo’, la Cdu/Csu cerca di scongiurare di finire all’opposizione tentando di tenere in piedi l’alternativa ‘Giamaica’ con ambientalisti e, appunto, liberali.
L'incubo per Laschet
Ma Laschet, nel ‘worst case scenario’ dei cristiano-democratici, potrebbe addirittura mancare l’ingresso al Bundestag e con ciò non verrebbe eletto neanche capogruppo parlamentare.
Ecco che d’improvviso salirebbero le chances di Soeder: a fronte dei veti incrociati dei socialdemocratici verso la Linke ed, eventualmente, dei liberali verso il ‘semaforo’, il governatore bavarese – molto più popolare di Laschet nella base Cdu/Csu - potrebbe giocare la carta delle sue sensibilità “verdi” (l’uomo si fa immortalare sovente in mezzo ai campi inneggiando al salvataggio della natura) ergendosi a ‘deus ex machina’ di un’alleanza Cdu/Csu, Verdi e liberali (che fallì clamorosamente, proprio a causa dei liberali, quattro anni fa, ma la situazione di partenza era molto diversa).
“Certo, sono solo grigie teorie”, commenta sempre lo Spiegel. “Ma poche settimane fa anche una cancelleria a guida Scholz appariva del tutto impensabile: rispetto alle antiche certezze oggi troppe cose sono in movimento”.
Lo stesso Soeder non perde occasione per lanciare bordate al candidato cristiano-democratico, di cui fino a poco tempo fa diceva che viaggiava “in vagone letto” verso il voto.
In una recente intervista video, rispondendo alla domanda se il prossimo cancelliere si chiamerà Laschet, il leader bavarese è rimasto in silenzio per un’infinità: solo dopo una lunga pausa ed alzando le sopracciglia ha esclamato “certo!”. L’ennesima coltellata, in vista dell’apertura delle urne, il prossimo 26 settembre.