AGI - Non capita spesso che Angela Merkel decida di alzare così tanto la voce. Per rilanciare la corsa sempre più disperata di Armin Laschet verso la cancelleria, l’ex ‘ragazza dell’Est’ ha utilizzato finanche la tribuna del Bundestag, riunita in plenaria per l’ultima volta prima delle elezioni del 26 settembre.
“La migliore via per il nostro Paese è un governo guidato dall’unione Cdu/Csu con Laschet come cancelliere - ha scandito Merkel - perché il suo esecutivo procederà nel segno della stabilità, dell’affidabilità, della misura e del centro. Esattamente quello di cui ha bisogno la Germania”.
Un endorsement inusuale per la cancelliera: e sono molti oggi a Berlino, e non solo tra le fila dei socialdemocratici e dei Verdi, che ritengono che sia un atto di disperazione a fronte dei sondaggi sempre più apocalittici per Laschet e per il blocco conservatore, che con Merkel sta governando il Paese da oramai ben 16 anni.
L’ultimo rilevamento dell’istituto Forsa rappresenta l’ennesimo choc per la Cdu/Csu ed il suo candidato, arrivato mentre il dibattito al Bundestag è ancora in pieno corso: per la prima volta nella sua storia, l’unione formata da cristiano-democratici e cristiano-sociali bavaresi è finita sotto la soglia del 20% dei consensi, ossia al 19%.
Il peggiore risultato di sempre per il partito che fu di Adenauer e i ‘cugini’ bavaresi, mentre Olaf Scholz continua il suo boom – del tutto imprevisto fino a poche settimane fa specie in queste dimensioni – portando l’Spd a raggiungere il 25% dei consensi, un vantaggio che si consolida oramai a sei punti.
La coalizione semaforo
Politicamente, il dato interessante è che con quest’ultimo sondaggio i socialdemocratici e i Verdi (al 17%) insieme rischiano di avvicinarsi alla maggioranza senza dover ricorrere ad un terzo alleato, la cosiddetta coalizione ‘semaforo’ che comprenderebbe anche i liberali dell’Fdp, anche loro in crescita al 13%. Per quanto riguarda gli altri partiti, risultano stabili sia l’ultradestra dell’Afd all’11% che la Linke, il partito della sinistra, al 6%.
Non è un caso allora che la cancelliera riprenda uno dei temi ricorrenti della campagna Cdu/Csu, ossia una sorta di ‘altolà’ verso “un governo a guida Spd che apra anche alla Linke”, riferimento che però scatena una mezza bagarre al Bundestag durante il suo discorso. “Queste elezioni sono importanti perché cadono in un periodo di grandi crisi e perché decideranno la direzione che prenderà il Paese. O la Germania sarà governata da una coalizione guidata dall’Spd in cui sarà compresa anche la Linke, oppure vi sarà un esecutivo guidato da Armin Laschet e dalla Cdu/Csu”.
Partono urla e fischi e anche qualche “si vergogni” da diversi settori dell’Aula, e a Merkel tocca alzare il tono: “Sto da 30 anni al Bundestag, che è il cuore della democrazia: dove, se non qui, devono essere discussi questi temi?”. Per spiegare la sua linea contraria ad un esecutivo ‘rosso-rosso-verde’ (Spd più Linke e Verdi), Merkel ha voluto sottolineare che la direzione che prenderà la Germania dopo il voto non sarà determinata solo “dalla politica estera, dalla Nato e dall’Europa, ne va anche delle decisioni economiche e fiscali che decideranno pure i nostri posti di lavoro”.
Inusuale anche la tirata contro Scholz, con il quale la collaborazione al governo è sempre stata intensa: “Naturalmente nessuno di noi ha fatto da cavia per i vaccini, neanche Scholz”, sibila Merkel riferendosi ad un’affermazione di qualche giorno fa del socialdemocratico, a cui rimprovera di aver fatto ricorso “ad immagini storte come quella delle cavia”, che non aiutano a rilanciare la campagna vaccinale.
Cosa dicono gli altri sondaggi
Per ora lo ‘spettro’ di un governo rosso-rosso-verde e le bordate contro Scholz non sembrano funzionare: sempre stando all’istituto Forsa, il candidato Spd rafforza la sua posizione in vetta alle preferenze dei tedeschi come futuro cancelliere (è scelto dal 30% del campione), mentre Laschet continua imperterrito il suo precipizio, perdendo altri due punti e finendo ad un 9% che sta facendo tremare i polsi ai piani alti della Konrad-Adenauer-Haus: solo due mesi fa, era ancora lui il favorito.
Stabili invece i consensi per la verde Baerbock, a favore della quale si è espresso il 15% degli interpellati. Per quanto riguarda il capo della Cdu, il risultato è particolarmente amaro dato che arriva dopo l’annuncio del “team di esperti” che è stato nominato per rilanciare la sua corsa a meno di 20 giorni dall’apertura delle urne.
Il dibattito
Hai voglia a ringraziare Merkel “che ha guidato bene attraverso le molte crisi che abbiamo visto”, come ha ribadito Laschet quando è stato il suo turno prendere la parola al Bundestag. Un dibattito che ha visto tutti e tre i candidati particolarmente combattivi.
In particolare è stata la verde Baerbock a passare all’attacco, ad iniziare dal clima: “Responsabilità vuol dire cambiare la politica quando questa ci ha portati in un vicolo cieco”, ha esordito la giovane leader verde, che ha puntato diritto al cuore della strategia dell’unione in tema ambientale. “Non è il mercato che regola la crisi climatica, perché al mercato non importa niente delle persone”, ha esclamato tra gli applausi.
Secondo Baerbock, combattere contro il climate change “è un compito cruciale per la nostra generazione. Abbiamo a disposizione 30 miliardi di euro per la ricostruzione dopo le inondazioni in Renania: ma cosa abbiamo fatto per prevenire le catastrofi?”.
Scambio polemico, come da previsioni, anche tra Laschet e Scholz: “Non si può andare in giro posando con le mani giunte a rombo e poi parlare come Saskia Esken”, ha attaccato il cristiano-democratico riferendosi da una parte alla caratteristica posa di Angela Merkel “imitata” dal ministro alle Finanze in un servizio fotografico e dall’altra alla leader Spd considerata esponente dell’ala più massimalista e di sinistra del partito.
Di contro, il socialdemocratico, pur non rinunciando al suo stile sobrio (“merkeliano” secondo alcuni commentatori), non ha risparmiato stoccate: “Un ulteriore governo federale guidato da Cdu/Csu costerebbe molto alla Germania in termini di benessere e di posti di lavoro”.
Un’atmosfera particolarmente surriscaldata, quella di oggi al Bundestag. Tanto che la capogruppo dell’Afd, Alice Weidel, è arrivata a definire la Germania uscita da 16 anni di merkelismo uno “Stato-hippy”, un Paese “insicuro e diviso” in cui “si vogliono mettere in atto idee folli, costi quel che costi”.