AGI - Tra incredulità e scene di giubilo per la caduta del presidente Alpha Condé, la Guinea si è svegliata ancora stordita dal colpo di Stato militare incruento che ha ritmato la giornata di ieri, fino al sequestro del Capo dello Stato e all’annuncio di misure eccezionali. Un discorso del colonnello Mamadi Doumbouya, capo del Gruppo delle forze speciali dell'esercito guineano alla televisione nazionale Rtg ha sciolto ogni dubbio.
Circondato da otto militari, seduto con la bandiera della nazione sulle spalle, Doumbouya si è mostrato molto a suo agio davanti alle telecamere per parlare ai guineani. “La situazione socioeconomica del Paese, il malfunzionamento delle istituzioni repubblicane, la strumentalizzazione della giustizia, la violazione dei diritti dei cittadini, il non rispetto dei principi democratici, la politicizzazione a oltranza della pubblica amministrazione, la cattiva gestione finanziaria, la povertà, la corruzione, hanno spinto l’esercito guineano - ha detto – ad assumersi le proprie responsabilità nei confronti di tutti i guineani”.
Mettendo in avanti la cattiva gestione del Paese - secondo produttore mondiale di bauxite - il leader golpista si è guadagnato simpatie all’interno del Paese, che lo scorso ottobre era andato alle urne in un clima tesissimo, scaturito dalla modifica costituzionale voluta da Condé e che gli ha permesso di ottenere un terzo mandato consecutivo, ritenuto anticostituzionale e illegittimo da parte dell’opinione pubblica.
I commenti dei Paesi africani
Anche da altri Paesi africani sono giunti commenti di analisti che invitano i leader più longevi a cogliere la lezione guineana: dal Gabon, ad esempio, l’attivista Marc Ona Essangui, coordinatore della piattaforma civica Tournons la page, non manca di ricordare che “la democrazia e il rispetto delle sue regole è l’unica garanzia per la libertà e la sicurezza di tutti, persino di un presidente dittatore che si crede onnipotente. Da dittatore a prigioniero, tal’è la sorte di coloro che rifiutano la democrazia”.
Continuano, intanto, a girare sui social le immagini dell’83enne Condé un po’ stordito, in jeans, maglietta bianca e camicia dello stilista Pathé’O, seduto su un divano circondato da uomini in armi e divise, e poi altre fotografie di lui in un veicolo che lo porta via.
Dall’estero sono invece piovute condanne del golpe e richieste di liberazione immediata di Condé: dalla Comunità economica dell’Africa occidentale, dall’Unione africana, dal Segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, dalla Francia, e dagli Stati Uniti.
"Immediato scioglimento della Costituzione"
Nel suo discorso alla nazione di ieri sera, Doumbouya ha annunciato l’immediato scioglimento della Costituzione - “la riscriveremo insieme, questa volta”, ha precisato –, il governo, la chiusura dei confini terrestri per una settimana lanciato un appello all’unità di tutti i guineani, anche della diaspora, a una concertazione inclusiva per decidere il futuro del Paese.
“Non affideremo più la politica a un uomo, ma al popolo”, ha proseguito il colonnello, ricordando che il dovere di un soldato è quello di salvare il Paese. “Ci sono stati troppi morti, troppe lacrime, è venuto il tempo di stringerci la mano e di capirci a vicenda”, ha aggiunto.
“Quando vediamo lo stato delle nostre strade, dei nostri ospedali, dopo 62 anni (dall’indpendenza. Ndr), dobbiamo capire che è tempo di svegliarci”.
Doumbouya ha chiesto a tutti i reparti dell’esercito di rimanere nelle caserme e di proseguire le missioni di protezione del popolo e dei confini. Il golpista promette una transizione pacifica e il proseguimento delle relazioni con tutti i partner, bilaterali e multilaterali, e assicurato il rispetto degli impegni nei confronti delle organizzazioni internazionali.
Dopo un riferimento al defunto ex presidente ghanese Jerry Rawlings – anche lui golpista militare il 4 giugno 1979 contro Fred Akuffo – sulla necessità che i militari blocchino le élite che si accaparrano del potere, il colonnello ha chiuso con una frase a effetto ampiamente ripresa in rete:.“Non doppiamo più stuprare la Guinea, dobbiamo far l’amore al nostro Paese”.
Il colpo di Stato del 2008
Il precedente colpo di Stato in Guinea risale al 2008. Alla morte del presidente Lansana Conté, il capitano Moussa Dadis Camara aveva preso il potere impedendo il decorso costituzionale. Nonostante promesse di una transizione pacifica, il suo mandato fu segnato dalla sanguinosa repressione di un comizio allo stadio con un bilancio di 157 morti. Dadis Camara attribuì la responsabilità a militari indisciplinati. Il 3 dicembre 2009 fu gravemente ferito da un suo aiutante e costretto ad abbandonare il potere.