Gli Usa hanno sventato un attacco kamikaze all'aeroporto di Kabul
AGI - Ultime ore per le truppe americane a Kabul, in fuga precipitosa dopo la presa di potere dei talebani, e la tensione non cala, tutt'altro. Con un drone gli Usa colpito un'auto certi che rappresentasse "una minaccia imminente", un'auto piena di esplosivo o di aspiranti kamikaze dell'Isis-K, diretta all'aeroporto di Kabul.
Poco prima era risuonata un'esplosione in prossimità dell'aeroporto: un razzo finito contro una casa in un sobborgo che ha ucciso vari civili, tra i quali tre bambini. Non è chiaro se i due episodi siano da collegare. Ma i talebani hanno attribuito l'esplosione a un missile americano; e secondo il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid, il gruppo sta indagando se il veicolo, su cui viaggiavano tre persone, fosse effettivamente guidato da un kamikaze e carico di esplosivo.
La versione americana
Minaccia sventata, dicono invece a Washington. E il presidente Joe Biden tira un sospiro di sollievo. Ma è questione di poco. In Delaware, alla base aerea di Dover, deve assistere al mesto rientro delle bare dei soldati rimasti uccisi nell'attentato di giovedì: 13 salme restituite agli Usa nelle bare coperte da bandiere a stelle e strisce, tredici soldati tutti giovanissimi, che erano appena nati quando iniziò quella guerra da cui il presidente si vuole sfilare ad ogni costo.
Intanto a Kabul il tempo stringe. I soldati americani sono già nella fase finale della loro partenza, dopo 20 anni di un investimento economico e umano sfumati nel nulla. La folla che fino a giovedì si accalcava ai gate dell'aeroporto è praticamente scomparsa, anche perché i talebani hanno chiuso le strade di accesso. Tutti gli altri Paesi coinvolti hanno già lasciato l'Afghanistan, gli ultimi sono stati i britannici.
Per il dopo, non è chiaro cosa accadrà. I talebani si sarebbero impegnati a lasciar partire tutti gli stranieri e i cittadini afghani con il permesso anche dopo il ritiro delle truppe americane, previsto per martedì: lo hanno fatto sapere un gruppo di un centinaio di Paesi (tra i quali, anche l'Ue, ma non Russia e Cina) con una nota diramata a Washington.
Sembra più un auspicio che un impegno che i talebani vogliono rispettare. Per ora i talebani hanno cominciato a stringere la morsa: niente più classi miste all'università, niente più musica e voci femminili alle tv e radio di Kandahar (dove peraltro è arrivato il capo supremo del gruppo islamista, Hibatullah Akhundzada, mai mostratosi in pubblico e che invece ora sarebbe in procinto di farlo).
Divieti ma anche rappresaglie: venerdì è stato trucidato nella valle di Andarabi un cantante folk tradizionale che da quella valle prendeva il nome, Fawad Andarabi. "Non aveva fatto nulla, un cantante che non faceva altro che intrattenere le persone", ha raccontato il figlio Jawad. "Gli hanno sparato alla testa". A sentir lui, i talebani erano già andati a casa del padre: l'avevano perquisita e bevuto il thè con l'anziano musicista; ma venerdì deve essere successo qualcosa che ha cambiato il corso degli eventi.