AGI - Chi l’avrebbe mai detto? Oggi è Olaf Scholz l’uomo del momento in Germania: sì, perché il ministro alle Finanze nonché candidato dei socialdemocratici a prendere il posto oggi occupato da Angela Merkel sta sbaragliando pronostici e avversari nella lunga corsa alla cancelleria tedesca, mentre la sua Spd è protagonista di una rimonta che sembrava impensabile solo poche settimane fa.
Complici gli errori e le fragilità degli altri due avversari, il cristiano democratico Armin Laschet, affondato dalla una risata inopportuna sui luoghi delle catastrofiche inondazioni nella sua Renania, e la verde Annalena Baerbock, bersagliata da furenti polemiche sul suo curriculum vitae e su presunti plagi contenuti in un suo libro.
“Il terzo che gode”, titola non a caso il settimanale Der Freitag. “L’Spd è ancora viva”, si stupisce lo Spiegel. Niente male per un uomo il cui carisma è stato definito “pari a quello di un ghiacciolo” dalla concorrenza: ma a poche settimane dalle elezioni destinate a cambiare il volto alla Germania (e all’Europa) dopo ben sedici anni di ‘regno’ merkeliano, i numeri in continua evoluzione dei sondaggi gli stanno dando ragione, per quanto fotografino un elettorato straordinariamente volubile.
Stando all’ultimo rilevamento dell’istituto Forsa, i socialdemocratici hanno guadagnato almeno 6 punti in poche settimane, dal recinto del 15% in cui sembravano confinati da tempo immemorabile fino al 21% di oggi.
Che, peraltro, rappresenterebbe il miglior risultato dal 2017 e che, soprattutto, riduce il distacco dall’unione Cdu/Csu di soli due punti: il blocco conservatore di Armin Laschet, sempre secondo Forsa, è infatti piombato al 23%, quasi 13 punti in meno rispetto allo spettacolare 35% del febbraio scorso.
Gli analisti mettono anche in causa il cosiddetto “bonus Merkel”, che viene meno via via che ci si avvicina all’apertura delle urne. A sua volta, il partito che fu di Brandt e di Schmidt appena sette mesi fa era sprofondato fino ad un umiliante 13% dei consensi.
La situazione di oggi
La Spd ha superato i Verdi - per mesi e mesi sono stati loro “la novità” del quadro politico tedesco – staccandoli, sempre secondo Forsa, di due punti dal 21% al 19%, laddove l’ultradestra dell’Afd non va oltre il recinto del 10%, i liberali dell’Fdp arrivano al 12% e la Linke, il partito della sinistra, rimane schiacciata al 6%.
Idem il terremoto avvenuto nello scontro diretto tra i candidati alla cancelleria: qui i pronostici si sono capovolti nel giro di poche settimane, con Scholz che svetta al primo posto con il 29% delle preferenze, Laschet sprofondato al 12% e Baerbock seconda ma a distanza, con il 15% delle indicazioni.
Va precisato che si tratta di un quadro ancora suscettibile di notevoli scosse, se si considera che addirittura il 44% degli elettori – quasi la metà dei tedeschi - non voterebbe “nessuno dei tre” candidati. Ma intanto il buon Scholz si gode i sondaggi e la luna di miele dei media.
Attualmente la sua strategia appare semplicemente quella di “non fare errori” e gli sta riuscendo, mentre Laschet sembra barcollare da una gaffe all’altra: l’ultima è quella mettere le mani in avanti sull’accoglienza dei profughi dall’Afghanistan affermando che “il 2015 non si dovrà ripetere”.
Il riferimento è alla “politica delle porte aperte” della cancelliera sull’onda della crisi dei migranti di cinque anni fa: fin troppo facile rimproveragli, da parte dei media, che allora lui fu uno dei pochi a sostenere Merkel, indicando il suo dietrofront di oggi come dettato dalla paura dell’elettorato di destra.
Il guru dei sondaggisti tedeschi e capo della Forsa, Manfred Guellner, non crede però che la fortuna di Scholz possa crescere ancora: “Molti ritengono che sarebbe capace di fare il cancelliere, ma non lo voteranno, perché ha la Spd attaccato ai piedi. Il partito è ancora visto in modo molto critico”, duce Guellner all’emittente Ntv.
A pesare sull’orgoglioso e ultracentenario partito dei socialdemocratici tedeschi in buona parte è proprio l’esperienza nella Grosse Koalition, stendando ad intestarsene i meriti (quelli vanno tutti alla cancelliera), incassandone sistematicamente tutte i demeriti.
Rimane il fatto che la partita, con le urne quasi pronte ad essere aperte, è sempre più aperta: sulla carta, sono possibili ben quattro maggioranze diverse, il che plausibilmente renderà complicatissime le trattative di governo, se il risultato effettivo assomiglierà ai sondaggi di questi giorni. La coalizione più forte sarebbe quella formata da Cdu/Csu, Spd e liberali, ma avrebbe notevolissime chances anche un’alleanza formata da Cdu/Csu, Verdi e Spd (o, in alternativa, con i liberali).
Altri scenari
Di difficile formazione, ma non impossibile, una maggioranza formata da Spd, Verdi e liberali: da non sottovalutare, se dovesse prevalere la tentazione di mettere in piedi un governo che escluda del tutto il blocco conservatore di cristiano-democratici e cristiano-sociali bavaresi dopo i sedici anni di merkelismo.
Non a caso, il leader della Csu Markus Soeder, attaccando Laschet, non si stanca di lanciare l’allarme: “Per noi il rischio di andare all’opposizione è reale”, continua a sgolarsi il governatore della Baviera.
Da parte sua, Scholz si mostra in ogni occasione sorridente ed estremamente ottimista, dichiarando di aspettarsi di andare oltre la soglia del 20% quando il 26 settembre si apriranno le urne. Anche il politologo Ulrich von Alemann ritiene che finora il ministro alle Finanze sia riuscito a profittare degli errori degli altri, scansando con abilità ogni errore immaginabile.
L’altro elemento che favorisce Scholz, dice sempre l’analista von Alemann, è che è l’unico dei tre candidati alla cancelleria che non subisce “l’effetto ombra” di altre figure: nel caso di Laschet, quella di Soeder, preferito da buona parte della base conservatrice, nel caso di Baerbock, quella del co-leader dei Verdi Robert Habeck, che molti vedrebbero meglio nei panni dell’aspirante cancelliere.
Oltre a ciò, gioca a favore di Scholz l’autorevolezza conquistata nel ruolo di ministro alle Finanze e di vice cancelliere, mentre risuonano con insistenza le critiche riguardo alla mancanza di esperienza di governo di Baerbock ed il fatto che Laschet non vada oltre una singola legislatura come governatore del Nord-Reno Vestfalia.
L’effetto che fa Scholz sull’elettorale è quello di un uomo “sobrio, efficace, pragmatico e serio”, per dirla ancora con le parole del politologo von Alemann. Tutti a Berlino, in questi giorni, guardano alla cabala dei numeri: se dalle urne uscirà, come probabile, una maggioranza formata da tre partiti, sarà impossibile prescindere dall’Spd, ancora poche settimane fa la Cenerentola della situazione.
Pur cercando di scacciare lo spettro del precedente di Martin Schulz - il candidato alla cancelleria che nel 2017 volava nei sondaggi salvo precipitare alle elezioni al risultato peggiore della storia socialdemocratica – su Twitter i fan di Scholz rilanciano in massa le foto di uno Scholz che sorride a trentadue denti: “Mai dire mai”, sembra dire la sua espressione sorniona.