AGI - Nelle concitate ore che seguono la presa di Kabul da parte dei talebani, l'indignazione ha avuto il sopravvento sullo shock iniziale. Prima negli Stati Uniti e subito dopo nel Regno Unito, le critiche al presidente Biden e al primo ministro Johnson sono montate ora dopo ora fino a costringerli a parlare pubblicamente. E se lunedì è toccato a Biden difendere la propria decisione di lasciare il Paese dopo venti anni, mercoledì è stata la volta di Johnson che, alla Camera dei Comuni, ha affrontato un fuoco di fila di critiche.
La più dura da digerire è arrivata dalla sua compagna di partito e precedente inquilina di Downing Street, Theresa May. In un accorato discorso, non privo di appassionata indignazione, ha tuonato dai banchi della maggioranza: "È stata la nostra intelligence a essere talmente scarsa oppure si è scelto di seguire gli Stati Uniti sperando in un colpo di fortuna per venirne fuori?".
May ha espresso anche preoccupazione per il fatto che il Regno Unito non sia riuscito a mettere insieme un'alleanza alternativa in seno alla Nato capace di gestire diversamente le cose. "Che messaggio mandiamo alla Russia e alla Cina? La Nato è all'altezza della situazione?" è l'affondo di May. E ancora parole durissime: "Questa è un'enorme regressione per la politica estera del Regno Unito. Parliamo di global Britain ma dov'è questa global Britain nelle strade di Kabul? Saremo giudicati per le nostre azioni, non per le nostre parole".
Il dibattito alla Camera dei Comuni è avvenuto dopo un weekend e un inizio di settimana drammaticamente segnati dalle immagini che arrivavano dalla capitale afgana.
Da lunedì i leader europei si sono rincorsi al telefono per cercare un approccio comune all'improvviso ma non imprevisto sviluppo della situazione. Boris Johnson ha contattato il presidente francese, Emmanuel Macron, per proporgli un G7 straordinario in videoconferenza con tre scopi principali: far fronte all'emergenza umanitaria nel Paese, decidere un approccio unitario nei confronti del nuovo potere talebano e ponderare eventuali sanzioni nel caso di violazioni dei diritti umani. Il summit dovrebbe avvenire la prossima settimana.
Biden ha evitato i contatti con i leader europei fino a martedì sera quando, nel corso di una telefonata con Johnson, ha infine accettato di partecipare al G7 straordinario. Non è escluso che voleranno gli stracci.
La necessità di queste ore sembra quella di salvare la faccia in un momento in cui l'opinione pubblica è fortemente scossa dal modo in cui si è deciso di abbandonare il Paese. Su questo Johnson e Biden hanno bisogno di fare quadrato. Su come invece gestire le reali conseguenze della scelta, i due leader giocheranno la partita in autonomia e con lo sguardo rivolto al proprio specifico elettorato.
In questo scenario un'Europa unita potrà fare la differenza. La questione afgana è un banco di prova cruciale per affermare la propria credibilità e dimostrare di essere all'altezza delle grandi sfide che i tempi impongono.