AGI - Cambio al vertice in Iran dove la presidenza del riformista Hassan Rohani si appresta a concludersi dopo otto anni e si prepara a salire al potere Ebrahim Raisi, falco ultraconservatore che ha vinto con il 62% dei voti le elezioni dello scorso giugno, segnate da un astensionismo record.
E nel momento in cui si appresta a lasciare il comando, Rohani ha chiesto scusa al popolo "per le sofferenze patite" in questi ultimi mesi. Lo ha fatto in un discorso teletrasmesso, all'indomani del suo ultima riunione di governo, in cui ha difeso i suoi 8 anni al potere ma ha anche riconosciuto che il regime non è stata interamente onesto con il popolo che in effetti vive mesi molto difficili: non solo la crisi economica causata dalle sanzioni, ma anche i continui black-out, la siccità e una pandemia di coronavirus che è sicuramente la peggiore in Medio Oriente.
Una crisi così pensate che la stessa Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, ha ordinato alle autorità di valutare con attenzione l'appello del ministro della sanità per un lockdown nazionale, una 'chiusura' totale per la prima volta dall'inizio della pandemia, nel tentativo di frenare il nuovo aumento di casi di Covid-19.
Martedì 3 agosto Khamenei, confermerà ufficialmente l'ex responsabile della magistratura come nuovo capo di Stato mentre giovedì ci sarà la cerimonia di giuramento in Parlamento, durante la quale verrà presentata la nuova squadra di governo, tra cui le attese nomine al ministero degli Esteri e del Petrolio. Il portavoce Nezamoddin Mousavi ha riferito che 115 rappresentanti di 73 Paesi parteciperanno all'evento.
Raisi ha davanti a sé diverse sfide da affrontare, a cominciare dalla situazione economica precaria del Paese, schiacciato dalle sanzioni americane; benzina per la rabbia popolare, che trova sfogo in proteste e scioperi. Un contesto già esplosivo, aggravato dall'epidemia di Covid: nelle ultime settimane, anche nella Repubblica islamica il diffondersi della variante Delta ha portato a un'impennata di contagi (oggi il record di oltre 37 mila casi in 24 ore) tanto che il ministro della Salute, Saeed Namaki, in una lettera a Khamenei ha chiesto un lockdown di due settimane per cercare di rallentare la corsa del coronavirus e dare respiro agli ospedali, travolti dal numero di pazienti.
Sul fronte internazionale, i negoziati avviati ad aprile a Vienna per rilanciare l'accordo sul nucleare (Jcpoa) non hanno ancora raggiunto un punto d'intesa e, nonostante i toni speranzosi di Mosca, cresce il pessimismo.
Sullo sfondo c'è la tensione costante con Israele, in una guerra combattuta sottotraccia a colpi di attacchi non rivendicati e anonime esplosioni.
L'ultimo fronte sul quale si registra un'accresciuta attività negli ultimi mesi è quello marittimo, con diversi raid contro navi cargo dell'una e dell'altra parte, seguiti da reciproche accuse. La settimana scorsa una petroliera gestita da una società israeliana è stata attaccata, probabilmente da un drone, mentre si trovava al largo delle coste dell'Oman e due membri dell'equipaggio (un britannico e un romeno) sono rimasti uccisi. Teheran ha negato qualsiasi responsabilità e ha avvertito che risponderà se presa di mira.
Raisi, nominato nel 2019 da Khamenei a capo della magistratura dopo una folgorante carriera, si era già candidato alle presidenziali del 2017, perdendo contro Rohani (38% - 57%). I suoi rivali lo hanno attaccato per la scarsa preparazione in economia che, a loro dire, non lo rende adatto a gestire la crisi economica, mentre i gruppi in difesa dei diritti umani gli imputano gravi violazioni, tra cui la decisione dell’esecuzione, senza processo, di migliaia di prigionieri politici nel 1988, firmata come membro del cosiddetto ‘comitato della morte’.
I suoi sostenitori, invece, sbandierano come segno della sua capacità di 'amministratore' il mandato (2016-2019) a capo della più ricca e influente fondazione religiosa del’Iran, la Astan Quds Razavi di Mashad.