AGI - Il partito islamista moderato Ennahda, primo per seggi nel Parlamento tunisino, ha chiesto nuove elezioni al presidente, Kais Saied, che domenica scorsa ha sospeso per 30 giorni l'attività del Parlamento, al termine di una giornata di forti proteste contro il governo, e rimosso il primo ministro, Hichem Mechichi, i ministri della Difesa e della Giustizia e il presidente del Parlamento, Rached Ghannouchi, leader di Ennahda.
Il partito ha bollato la mossa di Saied come un "colpo di Stato" e lo ha sfidato a convocare le urne invece di tentare di costruire un "regime autocratico". Il presidente, da parte sua, ha detto di aver applicato la Costituzione e ha avvertito che qualsiasi tentativo di rivolta armata sarà accolto da una "pioggia di proiettili".
Ennahda ha quindi invitato i suoi simpatizzanti a "tornare a casa nell'interesse di mantenere la pace e la sicurezza della nazione" dopo gli scontri di lunedì con i sostenitori di Saied, tra i quali - sostiene Ennahda - erano presenti "teppisti organizzati" utilizzati per "provocare spargimenti di sangue e caos".
Saied, che ha l'appoggio dell'esercito e del maggiore sindacato del Paese, non ha ancora delineato una chiara via d'uscita dalla crisi costituzionale aperta con l'invocazione dell'articolo 80 della carta approvata nel 2014, che consente al presidente non meglio specificate misure eccezionali in caso di "pericolo imminente". La sospensione del Parlamento dovrebbe essere ratificata dalla Corte Costituzionale ma i parlamentari non sono mai riusciti a eleggere questo organismo.
Considerata l'unica storia di successo delle primavere arabe, la giovane democrazia tunisina, a 10 anni dalla cacciata del dittatore Zine El-Abidine Ben Ali, ha conosciuto nove governi e una cronica instabilità, aggravata dalla crisi economica, legata al calo dei flussi turistici, e dal Covid-19.
Il quadro politico è molto frammentato, con i numerosi partiti laici incapaci di costruire una coalizione che possa fare a meno del sostegno di Ennahda, che controlla meno di un quarto dei seggi.
La rabbia popolare per la cattiva gestione dell'epidemia, che ha causato 18 mila vittime in un Paese di 11 milioni di abitanti, è esplosa in seguito alla diffusione delle immagini di Mechichi riunito con i suoi ministri in un lussuoso resort turistico.
Non è ancora chiaro quali saranno le prossime mosse del presidente, un giurista senza affiliazioni politiche soprannominato 'Robocop' per la sua imperturbabilità. Saied ha revocato l'immunità dei parlamentari e ha annunciato di aver assunto il potere esecutivo, che condividerà con un nuovo primo ministro ma non si sa ancora nulla di chi possa ricoprire questo ruolo.
Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha avuto un colloquio telefonico con il presidente tunisino e lo ha esortato ad "aderire ai principi della democrazia e dei diritti umani". Il capo della diplomazia di Bruxelles, Josep Borrell, ha chiesto a Saied "il ripristino dell'attività parlamentare, il rispetto dei diritti fondamentali e l'astensione da qualsiasi forma di violenza".
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sta seguendo da vicino gli sviluppi della situazione e per questo motivo – a quanto si apprende - su impulso della Farnesina è stato attivato un coordinamento con i Paesi Ue più interessati, quali Italia, Francia, Germania e Spagna.
"Discussione approfondita con il presidente Saied questo pomeriggio sulla situazione attuale in Tunisia. Preservare la stabilità e la democrazia del Paese è la priorità per il Paese e la regione. L'Ue è dalla parte dei tunisini di fronte alle crisi che stanno attraversando", ha twittato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel dopo un colloquio telefonico con Saied.