AGI – Una immensa nube di fumo color pece sul cielo di Leverkusen seguita ad una detonazione così forte da esser registrata a 40 chilometri di distanza. Un morto, 31 feriti, quattro dispersi e un appello alla popolazione: rimanete in casa, con le finestre e le porte chiuse. Perché ancora le autorità non sono riuscite a stabilire se nell’aria si siano sprigionate sostanze pericolose, ed eventualmente, in che dimensioni.
E’ il primo bilancio dell’esplosione che al mattino ha squarciato il parco chimico Chempark a Leverkusen, in Nord-Reno Vestfalia, dove ha sede anche la sede centrale del colosso farmaceutico Bayer.
“Leverkusen è la nostra Chernobyl?”, si chiede allarmato su Twitter un abitante della zona, mentre tutta l’area è blindata da numerose unità dei vigili del fuoco, della polizia e dei soccorritori, mentre sul posto sono ancora al lavoro i veicoli per la misurazione dell’aria.
A quanto riferisce il gestore del parco chimico, l’esplosione e il successivo incendio si sono verificati intorno alle 9.40 nell’alloggiamento dei serbatoi al centro di gestioni dei rifiuti dell’impianto. Eppure le cause dell’esplosione non sono ancora chiare mentre l’Ufficio federale per la protezione civile classifica l’evento come “pericolo estremo”.
Secondo l’emittente Wdr, l’esplosione ha scosso l’intera area della città, mentre le forze dell’ordine hanno chiuso diversi accessi autostradali nei dintorni del parco chimico. Il tuono dell’esplosione è stato sentito fino a dieci chilometri di distanza. Ancora non si è potuto dare il via ad un’indagine sulle cause dell’incidente, dato che sono ancora in corso le operazioni di contenimento.
Il principale problema - riferisce il direttore del Chempark Lars Friedrich in una prima concitata conferenza stampa - è che non sia è ancora potuto chiarire se e quante sostanze si siano liberate nel cielo: “Non posso escludere nulla”, ripete Friedrich, “la dichiarazione di rischio non è stata ancora ritirata, le persone che abitano nei dintorni sono ancora chiamate ad attenersi alla massima prudenza”.
Il capo del parco ha comunque confermato che hanno preso fuoco i serbatoi di solventi clorurati ha, aggiungendo però che l’acqua di spegnimento “non è fuoriuscita dall’impianto”. Secondo le stime del gestore del Chempark nei serbatoi interessati di trovavano dai 600 mila ai 900 mila litri di solventi.
Le autorità assicurano tuttavia che nel primo pomeriggio la situazione nel parco serbatoi era sotto controllo e che attualmente non vi è più “un’acuta situazione di pericolo”. Dopo la detonazione, il parco serbatoio dei solventi ha continuato a bruciare per ore, dato che non si è potuto procedere alle operazioni di spegnimento finché non sono state separate una delle condutture elettriche dell’impianto.
Oltre a chiedere ai residenti di lasciare chiuse porte e finestre e di rinunciare a consumare frutta e verdure raccolti nei propri orti, sono stati chiusi tutti i parchi giochi nei quartieri di Buerrig e Opladen. Il sindaco Uwe Richrath non nasconde l’angoscia: “E’ un giorno tragico per la nostra città”, ripete davanti ai giornalisti.
Leverkusen, con i suoi 167 mila abitanti, ha una storia strettamente legata alla chimica, e per di più appena due settimane fa è stata colpita, sia pure solo parzialmente, dalle catastrofiche inondazioni che hanno messo in ginocchio la Renania.
Di nuovo la paura è arrivata dal cielo, questa volta sotto forma di una immensa nube nera: la scossa causata dall’esplosione è stata così forte da esser stata registrata da diverse stazioni del servizio geologico del Nord-Reno Vestfalia, giù fino all’Hespertal, a circa 40 chilometri di distanza da Leverkusen.
La società Currenta è il gestore del Chempark, uno dei più grandi siti chimici in Europa. Qui si trovano più di 70 aziende, tra cui i gruppi Dax Covestro e Bayer o Lanxess e Air Liquide.
Nel 2019, Bayer e Lanxess avevano venduto le loro azioni di Currenta, con circa 3.300 dipendenti, a una società di investimenti in infrastrutture appartenente alla banca australiana Macquarie Group.
“Siamo profondamente turbati da questo tragico incidente e per la morte di un nostro collaboratore”, ha aggiunto il direttore Lars Friedrich. “E speriamo ancora di ritrovare le quattro persone disperse”.