AGI - Tra i Paesi che avrebbero usato lo spyware Pegasus della società israeliana Nso per spiare attivisti e giornalisti figurano una serie di nazioni le cui relazioni con lo Stato ebraico sono migliorate negli ultimi anni su impulso dell'allora premier Benjamin Netanyahu.
A evocare quella che sembra una campagna intenzionale di 'promozione internazionale' della cyber-industria è il quotidiano Haaretz, tra i media internazionali che hanno portato alla luce lo scandalo che agita governi di mezzo mondo.
Tra gli utilizzatori di Pegasus figurano Arabia Saudita, Ungheria, Azerbaigian, Emirati arabi uniti, Ruanda, Marocco, India e Messico: come ricorda Haaretz, molti di questi sono stati visitati dal leader del Likud, accompagnato da delegazioni di imprenditori, tra cui anche aziende nell'ambito della Difesa.
Nell'estate del 2016 Bibi si era recato in diversi Paesi africani, con una tappa anche a Kigali; a dicembre dello stesso anno era stata la volta dell'Azerbaigian, mentre a luglio del 2017 aveva visitato l'Ungheria, seguita dal Messico due mesi dopo. A gennaio 2018 c'era stata la missione in India, con la quale aveva ricambiato la visita del premier Narendra Modi in Israele dell'estate precedente.
Con i Paesi arabi non ci sono state missioni ufficiali di Netanyahu, ma nel caso del Marocco, i due Paesi hanno concordato lo scorso dicembre di "riprendere le relazioni" dopo vari contatti a livello inferiore; quanto all'Arabia Saudita, nel novembre 2020 la stampa aveva svelato - senza incontrare resistenza né censura - un viaggio-lampo del leader del Likud a Neom per vedere il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman. A ottobre 2018 era stata la volta della visita a sorpresa di Bibi in Oman.
Un altro 'comune denominatore' tra le nazioni coinvolte nel Progetto Pegasus, ha sottolineato Haaretz, è l'interesse geopolitico che rivestono per lo Stato ebraico: l'Azerbaigian ha un confine con l'Iran, il Ruanda è stato più volte evocato come 'il Paese terzo' nel quale Israele ipotizzava di trasferire i suoi richiedenti asilo africani; infine, l'Ungheria di Viktor Orban è stata di recente la 'voce' dello Stato ebraico nell'Ue, l'unico Paese membro che si è opposto a una dichiarazione congiunta che chiedeva la fine delle ostilità con Hamas in occasione del recente scoppio di violenze.