AGI - Dopo oltre 50 giorni di sciopero della fame, una parte dei migranti senza permesso di soggiorno che si sono rinchiusi nella chiesa di San Giovanni Battista al Beghinaggio di Bruxelles, ha iniziato lo sciopero della sete. Il gesto estremo segna il nuovo apice di una protesta iniziata il 30 gennaio scorso, quando un gruppo di stranieri irregolari ha occupato la parrocchia nel centro della capitale belga e i locali dei due principali atenei cittadini: l’Université Libre e la Vrije Universiteit di Bruxelles.
Il numero degli occupanti 'sans papiers' (come vengono chiamati in Belgio i migranti irregolari) è presto cresciuto fino agli attuali 475, che non lasciano mai i luoghi della protesta. “Molti di loro vivono in Belgio da oltre 10 anni, una signora che occupa la chiesa perfino da 33 anni”, ha raccontato all’AGI Mohamed Alex, portavoce de L'Union des sans-papiers pour la regularisation, il movimento nato in occasione dell’occupazione e che unisce gli irregolari alle persone che li sostengono. Tra questi ultimi ci sono anche “studenti, ricercatori, professori universitari, avvocati e tanta gente comune”, ha spiegato Alex.
Si sono dati appuntamento questo pomeriggio di fronte alla Stazione centrale di Bruxelles per manifestare, come si legge nella pagina Facebook dell’evento, “la disperazione e la rabbia per la colpevole inerzia del Governo federale belga”, accusato di ignorare gli irregolari.
“L’ultima regolarizzazione è stata fatta nel 2009 - ha ricordato Alex - ma è stata una finta sanatoria. Io sono stato regolarizzato, ma ho perso il permesso di soggiorno dopo un anno perché il mio datore di lavoro non ha pagato alcune imposte allo Stato”.
Lo sciopero della fame degli irregolari è iniziato lo scorso 23 maggio e da allora diversi sans-papiers hanno avuto bisogno di cure mediche. Alcuni occupanti si sono anche cuciti la bocca con ago e filo in segno di protesta e hanno postato le foto sui social network.
Sammy Mahdi, sottosegretario per l’Asilo e la migrazione, nelle ultime ore ha lodato l’istituzione da parte del Comune di Bruxelles di una “zona neutra” vicino alla chiesa occupata, dove i migranti irregolari possono recarsi per avere informazioni sulla loro situazione amministrativa e sulle procedure necessarie per regolarizzarsi.
Mahdi, figlio di un rifugiato iracheno scappato in Belgio negli anni ’70, ha finora negato qualsiasi concessione a favore degli irregolari in sciopero della fame. “Ci sono 150 mila migranti privi di documenti nel nostro Paese e non sarebbe giusto trattare diversamente 400 persone”, ha ribadito giovedì. “Ovviamente, stiamo facendo di tutto per garantire che non ci siano morti”, ha spiegato in merito alle condizioni di salute degli occupanti. Ma il rischio c'è: “una cinquantina di persone ha cominciato ieri sera lo sciopero della sete e uno di quelli che occupano la chiesa si è sentito male, non riusciva più ad alzarsi e ha avuto bisogno di assistenza”, ha reso noto il portavoce del movimento.