AGI - A 13 anni sognava di diventare un gangster, si faceva i selfie con la pistola in mano, ma la sua storia è finita su un marciapiede del Bronx, ucciso dai sicari di una banda giovanile rivale. E’ la storia di Jaryan Elliott, studente afroamericano, morto in una guerra tra gang che ricorda la cinematografia anni ’70.
Ma è una storia reale che si porta dietro già un bilancio tragico: oltre a Elliott, sono stati uccisi, in due raid, un ragazzo di 16 anni e uno di 19. Tutte e tre le esecuzioni sono avvenute in un quadrilatero all’interno del Bronx, uno dei sobborghi più violenti di New York.
La prima vittima è stata Tyquill Daugherty, 19 anni, ucciso mercoledì notte con un colpo di pistola alla testa mentre si trovava di fronte all’ingresso di casa. Appena quattro giorni dopo, domenica, i rivali si sono vendicati con un raid in cui è rimasto ucciso Elliott, il giovane “astro nascente” di un’altra gang, chiamata ‘Crips’, la cui base è a cinque isolati di distanza da dove era stato ucciso Daugherty. Il ragazzino era chiamato ‘Baby Face’, in onore di un famoso gangster degli anni ’30, Lester Gillis Nelson.
Elliott aveva precedenti penali per rapina e aggressione ed era stato arrestato già due volte. Otto ore e mezzo dopo la sua morte, è scattata la vendetta della banda, che ha ucciso un ragazzo di 16 anni, Ramon Gil-Medrano, affiliato agli “Young Gunnaz”, colpito per strada da due killer che si trovavano in sella a uno scooter.
Altri due ragazzi sono stati feriti, lunedì, nel pomeriggio, a meno di due chilometri di distanza. Nel Bronx è salita la tensione. I giovani membri delle gang girano platealmente armati e la polizia sembra impotente. La guerra tra bande continua, incuranti del rischio di finire arrestati o di coinvolgere innocenti.
Una donna di 66 anni è rimasta ferita, lunedì, durante una sparatoria avvenuta per strada. Rispetto ai primi sei mesi di un anno fa, gli scontri a fuoco per strada sono aumentati del 60 per cento: sono passati da 193 a 318. Ma quello che preoccupa nel Bronx è la violenza giovanile in ascesa, l’aumento di aspiranti gangster di neanche quindici anni.
Una madre di nove figli, parlando al New York Post, ha lanciato l’allarme: “Dobbiamo renderci conto di quello che sta succedendo. Non si possono vedere adolescenti andare in giro alle 3 di notte. Nessuno li reclama, nessuno sa dove vadano e con chi. Serve fare qualcosa e serve farlo ora”.