AGI - Ventidue anni e mezzo anni di carcere. E' la sentenza comminata dal giudice Peter Cahill del tribunale di Minneapolis, Minnesota, nei confronti dell'ex agente di polizia Derek Chauvin, 45 anni, giudicato colpevole della morte di George Floyd, avvenuta la sera del 25 maggio 2020. Sentenza severa anche se non quanto speravano i procuratori, che avevano chiesto trent'anni, e la famiglia della vittima, che puntava a una condanna a quaranta anni. I difensori di Chauvin avevano chiesto una pena lieve o la libertà condizionata. "Dobbiamo riconoscere il dolore della famiglia Floyd - ha commentato il giudice - questa non è una sentenza nata sull'emozione, non sull'onda dell'opinione pubblica e non vuole essere un segnale, ma si fonda su fatti legali". Fuori dal tribunale si erano radunati a centinaia in nome di Floyd.
La sentenza è stata accolta con slogan contro la polizia e in ricordo dell'afroamericano di 46 anni, morto dopo l'arresto con l'accusa di aver tentato di smerciare una banconota falsa da venti dollari. Il presidente Joe Biden ha commentato: "Non conosco tutti i dettagli ma la condanna sembra appropriata". Prima della sentenza era stato dato spazio ai messaggi delle parti, tra cui quello della figlia della vittima, Gianna, 7 anni, forse il momento più emotivo quando, apparsa in una registrazione video, aveva detto quanto volesse riavere il padre: "Voglio giocare con lui". Quando le era stato chiesto cosa gli avrebbe detto se avesse potuto parlargli, la piccola aveva risposto: "Mi manchi e ti voglio bene". I fratelli di Floyd, Terrence e Philonise, hanno trattenuto a stento le lacrime. Il primo si è rivolto verso l'ex agente e gli ha detto: "Cosa ti è passato per la testa quando hai tenuto il ginocchio sul collo di mio fratello? Quando non poteva rappresentare una minaccia, perché non l'hai sollevato?".
A sorpresa, ha parlato per la prima volta la madre di Chauvin, Carolyn Pawlenty, che ha difeso il figlio con un intervento asciutto, rotto due volte dall'emozione: "Mio figlio è quanto di più lontano dall'essere razzista. Derek è un brav'uomo, dolce e dal grande cuore, è una persona che ama il prossimo, resterà il mio ragazzo prediletto. La condanna che darete a lui sarà la condanna che darete a me". Senza mai citare una sola volta la vittima, la donna ha guardato il figlio e gli ha detto: "Derek, sappi che io crederò per sempre nella tua innocenza".
L'ultimo intervento è stato proprio quello di Chauvin, che non aveva mai parlato al processo. Il suo è stato un messaggio breve ma che a molti è parso ambiguo: "Voglio porgere le mie condoglianze alla famiglia Floyd - ha esordito, guardando per la prima volta i familiari dell'uomo che aveva ucciso - Ci saranno informazioni interessanti in futuro, e spero possano darvi un po' di pace". Poche ore prima lo stesso giudice Cahill aveva bocciato la richiesta presentata dall'ex agente perché venisse rifatto il processo, giudicato "ingiusto e non imparziale". La sentenza è arrivata dopo che il 20 aprile l'ex poliziotto era stato dichiarato da una giuria popolare colpevole di omicidio colposo, omicidio di terzo grado e omicidio involontario di secondo grado. Il giudice lo ha condannato per l'omicidio di secondo grado. Per più di nove minuti l'ex agente aveva tenuto il ginocchio premuto sul collo di Floyd, steso a faccia in giù, ammanettato, nonostante la vittima lo avesse supplicato di farlo respirare. "Nove minuti e mezzo di brutalità", ha detto il procuratore Matthew Frank nel suo intervento finale. Secondo l'accusa, Chauvin era consapevole di creare un "rischio non ragionevole" nei confronti di Floyd, agendo con "negligenza", in modo "irresponsabile", e usando "consapevolmente" la forza in "modo eccessivo".
L'agonia dell'afroamericano venne filmata da una ragazza di 17 anni, Darnella Frazier, che era uscita con la cuginetta. Le immagini, messe in rete il giorno dopo, risultarono decisive perché trasformarono l'ennesimo episodio di violenza da parte della polizia in un caso razziale a livello nazionale. Il dipartimento di Minneapolis aveva liquidato la morte di Floyd come avvenuta per "sopraggiunti motivi medici", omettendo il comportamento dell'agente. Senza quel video non ci sarebbe stata probabilmente tutta l'attenzione mediatica che ha accompagnato l'inchiesta e il processo. Floyd è diventato un'icona delle battaglie contro il razzismo. Nelle scorse settimane sono state inaugurate statue scolpite in suo onore, ma c'è un'America che non si rassegna. Il busto di Floyd inaugurato pochi giorni fa a Brooklyn è stato già vandalizzato.
Alla lettura della sentenza, Chauvin non ha mostrato particolari reazioni. Si è alzato ed è stato accompagnato fuori, per tornare nella sua cella, nel carcere di Stillwater, a quaranta chilometri di distanza da dove uccise Floyd. La storia, però, non finisce con questa sentenza: i suoi legali faranno appello. Per la legge del Minnesota, Chauvin dovrà scontare i primi quindici anni, poi potrà chiedere di accedere a misure alternative per scontare i restanti sette anni e mezzo.