AGI - Il tema migranti approda sul tavolo dei leader dell'Ue. Al vertice non si parlerà di ricollocamenti o di revisione di accordi di Malta o Dublino. La chiave di svolta è la "dimensione esterna". L'intento dei Ventisette, che per anni hanno evitato di dibattere direttamente tra loro sull'annoso problema, è risolvere il problema alla radice. E la soluzione potrebbe essere il modello Turchia.
Si tratta comunque di "fare convergere ventisette politiche interne diverse". E non sarà facile. L'Italia intanto si prende il merito di aver inserito la questione nell'agenda. L'ultima volta se ne parlò in Consiglio nel 2018, ha ricordato il presidente del Consiglio, Mario Draghi.
"L'Europa è il primo donatore al mondo ma questo dato non emerge quando si parla di influenza politica. E' ora che la situazione cambi", ha spiegato una fonte europea. Nel summit non solo verrà dato l'ok al rinnovo degli accordi che permettono in sostanza di pagare la Turchia (ma anche Giordania e Libano) per gestire i rifugiati siriani ma si chiederà alla Commissione di lavorare a un piano simile anche per la rotta del Mediterraneo centrale e quindi per l'Africa.
Ovviamente l'attenzione va verso la Libia ma non solo. Nella dichiarazione conclusiva si fa una specifica menzione dell'"impegno dell'Ue per un processo di stabilizzazione in Libia in vista delle elezioni del 24 dicembre prossimo". Ma si menzionano anche il Sahel, con l'ex vice ministra degli Esteri italiana, Emanuela Del Re, appena nominata rappresentante speciale dell'Ue per la regione, e l'Etiopia.
Anche su insistenza dell'Italia, è stato ottenuto "un impegno concreto anche in termini di risorse da parte europeo". Così come viene richiesta una gestione omogenea e centralizzata dei rimpatri. Non più estenuanti accordi bilaterali tra Stati membri e Paesi di origine. E ancora: accordi per i corridoi umanitari e per la gestione della migrazione legale.
"Il nostro obiettivo continua a essere quello di prevenire la perdita di vite umane e ridurre la pressione sui confini dell'Ue. Ci concentreremo quindi sulla dimensione esterna, con l'obiettivo di rafforzare la nostra cooperazione con i Paesi di origine e di transito. Dovremmo imporre un'azione che produca risultati rapidamente", ha scritto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nella sua lettera d'invito ai leader europei.
Ma se per la Turchia la strada è già rodata, si tratta solo di staccare un assegno da circa sei miliardi di euro, per l'Africa è ancora tutta da disegnare. "Il mare non ha un cancello che si può chiudere, non esiste quindi un modello Turchia e ogni confine è diverso dall'altro", spiegano le fonti europee. In Commissione si parla già dello stanziamento di otto miliardi di euro. "Ma non sarà una voce unica, l'esborso interesserà diversi capitoli di bilancio e non è quantificabile allo stato attuale", precisano i diplomatici. I fondi andranno anche alle organizzazioni internazionali che già si occupano della gestione dei migranti in Libia, tra cui Unhcr e Oim.