AGI - "New York City ha detto che la prima scelta è Eric Adams". Non dichiara vittoria il candidato che vanta il maggior numero di preferenze alle primarie democratiche per la corsa a sindaco di New York ma non la maggioranza dei voti. Per essere incoronato al primo round (con il sistema "ranked" che consente di indicare fino a cinque preferenze) avrebbe bisogno di superare il 50%, impensabile visti i 13 candidati in lizza. Se un candidato non ottiene la maggioranza dei voti al primo colpo, resta in gioco con il recupero dei voti come seconda opzione. E se non ci sarà un vincitore, si passerà al recupero della “terza scelta” e così via. In pratica, potrebbe verificarsi il paradosso per cui alla fine possa risultare eletto un candidato che ha ottenuto meno voti di un altro come "prima scelta", ma molti di più come "seconda", da aggiungere ai primi per formare il risultato globale. E' quello in cui confidano la seconda e la terza classificata al primo round (quasi a pari merito), rispettivamente la progressista Maya Wiley (sostenuta dalla star dei liberal Alexandria Ocasio-Cortez), e l'ex commissario per la Sanità Kathryn Garcia.
Adams, 60 anni, afroamericano, ex ufficiale di polizia, figlio di una cuoca e di un macellaio, è il presidente del municipio di Brooklyn. E' stato iscritto al partito repubblicano negli anni Novanta, ha corso promettendo tolleranza zero contro il crimine e si è presentato come il sindaco dei colletti blu. Ha dominato le primarie in tutti i municipi tranne che nell'esclusiva Manhattan. "Sarò il vostro sindaco. Voglio che ci crediate ancora. Riprendiamoci la nostra città", ha Adams detto ostentando sicurezza, anche se i giochi non sono affatto chiusi, come gli ricorda Wiley ("New York City ritorna ogni volta") perché ancora tutto può succedere.