AGI - La scarsa performance, alle elezioni regionali di domenica, in Francia, dei partiti del presidente Emmanuel Macron e della leader dell'estrema destra, Marine Le Pen, mette in discussione lo scenario di quello che sembrava uno scontro scontato al secondo turno delle elezioni presidenziali del 2022.
Ogni previsione al momento è resa azzardata dalla schiacciante astensione. Ma il voto è stato un terremoto politico. Non solo per l'astensionismo record, il 68% (che sale all'80% tra i meno di 35 anni), sintomatico di una democrazia in profonda crisi e della perdita di credibilita' dei partiti. Era il primo appuntamento con le urne dopo le fasi piu' acute della pandemia di Covid-19, considerato come test parziale in vista delle presidenziali del 2022: la clamorosa disaffezione dei francesi nei confronti delle urne segna di fatto un duro colpo per il suffragio universale, il potere del popolo.
Premiata la destra tradizionale
Alle urne i pochi votanti hanno quindi premiato la destra tradizionalista - al 27% a livello nazionale - in particolare tre candidati potenzialmente in lizza alle presidenziali del prossimo aprile, ora favoriti al secondo turno delle regionali: Valérie Pécresse nell'Ile de France, Laurent Wauquiez in Auvergne-Rhone-Alpes e Xavier Bertrand negli Hauts de France. La destra andra' al ballottaggio in posizione di forza anche in Normandia e nel Grand Est. Nella regione Pays de Loire il secondo turno appare invece molto aperto. In posizione di vantaggio, diversamente dalle previsioni preelettorali, sono anche i socialisti - con i loro alleati cumulano il 17,6% delle preferenze - che vedono i presidenti uscenti di sinistra arrivare in testa in Occitanie, con Carole Delga, e in Nouvelle Aquitaine per Alain Rousset. La sinistra e' data favorita anche in Bretagne, Bourgogne Franche Comte' e Centre Val de Loire. I candidati Verdi e i loro alleati, usciti rafforzati dalle ultime elezioni europee e municipali, sono stati scelti dal 12,5% degli elettori.
Problemi organizzativi ed astensionismo
Oltre all'astensionismo, alla sconfitta del partito al potere e al calo dell'estrema destra, le regionali sono state segnate da gravi problemi organizzativi per i quali Darmanin dovrà rispondere in Senato mercoledì. Diverse disfunzioni di tipo organizzative sono state segnalate in decine di seggi su tutto il territorio nazionale: aperture con diverse ore di ritardo e mancanza di scrutatori hanno trasformato le votazioni in un vero caos, obbligando quei già pochi elettori a tornare a casa senza essere riusciti ad esprimere il proprio consenso. "Numerosi elettori non hanno ricevuto a casa la documentazione elettorale e alcuni seggi non sono stati in grado di accogliere quanti desiderosi di compiere il proprio dovere civico per tutta la durata di apertura delle urne" ha evidenziato la Commissione leggi del Senato. Ora chiederà spiegazioni al ministro dell'Interno e chiederà garanzie sull'organizzazione del secondo turno, il 27 giugno.