AGI - L'Unione europea e AstraZeneca hanno litigato per mesi sull'interpretazione del contratto per la fornitura dei vaccini contro il Covid. Ora litigano sull'interpretazione della sentenza del tribunale di Bruxelles sulla causa intentata dalla Commissione, a nome suo e dei ventisette Paesi membri, contro l'azienda farmaceutica angolosvedese per la mancata fornitura di dosi a causa della diversa interpretazione del contratto.
Vi è però almeno un elemento oggettivo: il giudice ha obbligato AstraZeneca a consegnare al bollo dei Ventisette 80,2 milioni di dosi entro il 27 settembre. E siccome l'azienda ne aveva già distribuiti trenta entro marzo, i rimanenti cinquanta sono stati ripartiti con un rigido cronoprogramma: 15 milioni entro il 26 luglio, alle 9, 20 milioni entro il 23 agosto, 15 milioni entro il 27 settembre". E se non lo farà dovrà pagare una penale di dieci euro per ogni dose mancata fino a un massimo di 500 milioni di euro (le dosi di AstraZeneca costano meno di due euro). L'azienda tuttavia esulta perché conta di poter raggiungere gli obiettivi già entro giugno.
"Il giudice del tribunale di Bruxelles ha ordinato ad AstraZeneca di consegnare all'Unione europea 80,2 milioni di dosi totali entro il 27 settembre. La Commissione nella sua causa aveva richiesto in totale 120 milioni di dosi di vaccino entro la fine di giugno, e un totale di 300 milioni di dosi entro la fine di settembre", ha scritto l'azienda in una nota subito dopo il verdetto. Ma l'interpretazione che danno i legali che hanno rappresentato la Commissione è completamente diversa.
"AstraZeneca non dovrà consegnare solo i 50 milioni di dosi decisi dal tribunale ma dovrà consegnare anche i 220 milioni di dosi rimanenti per completare i 300 milioni previsti nel contratto", spiegano. "Per i 50 milioni c'è un calendario vincolante, per gli altri ci confronteremo con l'azienda", aggiungono. Ma l'elemento decisivo per l'esecutivo di Bruxelles è l'interpretazione che il tribunale ha dato ora del contratto.
"Tutte le dosi dovranno essere consegnate con il massimo sforzo possibile che, come deciso dal giudice, prevede anche l'utilizzo dell'impianto britannico di Oxford Biomedica che finora era stato destinato esclusivamente alla fornitura del Regno Unito", evidenziano.
L'Unione europea ritiene di aver vinto la causa proprio perché "il giudice ha stabilito che AstraZeneca non ha impiegato il massimo sforzo ragionevole (best reasonable efforts) per rispettare il contratto stipulato perché ha deliberatamente scelto di non utilizzare l'impianto di produzione di Oxford biomedica e per questo vi è stata una chiara violazione del contratto per grave negligenza o colpa". E' la versione che danno i legali Ue.
La decisione del tribunale di Bruxelles "conferma la posizione della Commissione: AstraZeneca non ha mantenuto gli impegni assunti nel contratto", ha commentato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. “Questo dimostra che la nostra campagna di vaccinazione europea non solo offre risultati quotidiani per i nostri cittadini ma anche che è fondata su una solida base giuridica”, ha aggiunto.
Da AstraZeneca insistono sul fatto che nella sentenza del giudice non vi sia alcun obbligo nell'utilizzo dell'impianto britannico di Oxford Biomedica per la fornitura dell'Ue così come resti ancora valido il principio del massimo sforzo possibile. Tutto come prima quindi.
E' indicativo che anche la ripartizione delle spese legali (70% AstraZeneca e 30% Ue) dia l'indicazione su come nessuna delle due parti possa vantare una completa vittoria. Ma, in ogni caso, si ritroveranno in aula a settembre per la seconda causa intentata dalla Commissione contro l'azienda proprio sul contratto.