AGI - Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, si presenta al vertice ginevrino con il collega russo Vladimir Putin con due obiettivi difficili da conciliare. Da una parte, l'inquilino della Casa Bianca vuole ricostruire un dialogo funzionale e costante con il Cremlino, dall'altro non intende fare sconti sui numerosi punti di frizione tra le due potenze nucleari.
"Non stiamo cercando un conflitto, quello che cerchiamo sono maniere di superare alcuni atteggiamenti della Russia che non riteniamo in linea con le regole internazionali", ha detto Biden in conferenza stampa al G7. Un messaggio in apparenza conciliante che viene accompagnato dalla minaccia di una risposta decisa a nuovi "atti ostili" di Mosca, che gli Usa ritengono responsabile dei gravi attacchi informatici che nelle scorse settimane hanno colpito importanti obiettivi industriali americani, quali la Colonial Pipeline e la Jbs, tra i colossi mondiali della lavorazione industriale delle carni.
L'atmosfera si preannuncia poco cordiale. Tre mesi fa Biden aveva definito, in un'intervista, Putin "un assassino" e dieci anni fa, quando era vicepresidente, lo aveva accusato di "non avere un'anima", un rovesciamento della celebre frase di George W. Bush che aveva affermato di aver intravisto l'anima del presidente russo nel suo sguardo. Per la maggior parte degli analisti è, nondimeno, già un successo che il vertice abbia luogo. E le aspettative non sono certo elevate.
"Ci sono moltissime divergenze a proposito dell'impatto sulla stabilità strategica di temi come il cyberspazio, lo spazio, la difesa missilistica e le nuove tecnologie militari", spiega Matthew Rojansky, esperto di Russia del centro studi Wilson, alla Efe. Ancora più difficile un avvicinamento delle reciproche posizioni su questioni come "l'Ucraina, la Bielorussa o il trattamento dell'opposizione e dei media indipendenti in Russia", punti sui quali, sottolinea Rojansky, "non c'è di fatto alcun accordo".
Biden non potrà aspettarsi che una chiusura a riccio dal suo interlocutore, se menzionerà la messa al bando delle organizzazioni che fanno capo al dissidente Aleksei Navalny. Altri punti delicatissimi in agenda, sui quali si attende una posizione dura di Washington, sono il rispetto dell'integrità territoriale dell'Ucraina, dopo i forti movimenti di truppe russe al confine orientale, e il sostegno alla Bielorussia, che il mese scorso ha costretto un aereo di linea a un atterraggio forzato a Minsk per poter arrestare l'oppositore Roman Protasevich.
Per quanto riguarda la sicurezza informatica, lo scambio di criminali informatici proposto da Putin agli Usa è da considerarsi una proposta già respinta, dopo che il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan, ha avvertito che l'unico messaggio che arriverà da Biden e che negli Usa si fa "giustizia" contro i responsabili dei cyber attacchi.
Eppure, nelle ultime settimane, l'unico ramoscello d'ulivo concreto è arrivato dalla Casa Bianca, con la rinuncia alle sanzioni contro il consorzio Nord Stream 2, incaricato di costruire il gasdotto che raddoppierà i flussi tra Russia e Germania. Una rinuncia che aveva forse come obiettivo principale evitare una rottura con Berlino ma che gli Usa sperano funga da segnale di una genuina volontà di cooperazione nelle materie di reciproco interesse. Spazi di collaborazione si aprono sul conflitto in Siria, sulla gestione delle risorse artiche e soprattutto sul disarmo nucleare, con entrambi i Paesi che hanno dato il via libera al rinnovo del trattato Start II.
Per riallacciare il dialogo sarà però necessaria un ritorno alla normalità delle strutture diplomatiche, dopo che il Cremlino lo scorso aprile aveva costretto l'ambasciata americana a Mosca a ridurre il personale del 75% in seguito al divieto di assumere dipendenti locali. Un divieto provvisorio che potrebbe essere però rimosso ad agosto, aveva ricordato la Russia.
"Occorre negoziare almeno un minimo ripristino dei legami diplomatici perché entrambi i Paesi possano mantenere le loro operazioni consolari", ha osservato Angela Stent, direttrice del centro per la Russia dell'Università di Georgetown in una conversazione con Foreign Policy. Un "grande reset" come quello che aveva auspicato Barack Obama non è quindi a portata di mano. La fissazione di comune accordo di "paletti", conclude Rojansky, in grado di evitare un ulteriore deterioramento delle relazioni russo-americane sarebbe invece un buon risultato per un vertice al quale nessuno sembra guardare con ottimismo.