AGI - Politico di esperienza, erede dell'elite ashkenazita, già a capo del partito laburista prima di assumere la presidenza dell'Agenzia ebraica, Isaac Herzog è stato eletto nuovo presidente di Israele. Il 60enne è 'figlio d'arte': suo padre Chaim è stato capo di Stato tra il 1983-'93; la famiglia - che comprende nell'albero genealogico alcuni dei nomi più noti nel panorama ebraico e israeliano - è nota per l'impegno politico tra le fila del partito laburista tanto da essere soprannominata i 'Kennedy d'Israele'.
Colto e intelligente, con il suo stile educato e felpato - lontano dalla spregiudicatezza di Benjamin Netanyahu così come dall'approccio diretto e cordiale del predecessore Reuven Rivlin - 'Bougie' non è stato sempre apprezzato nell'ambiente fortemente machista israeliano. La sua speranza è di seguire i passi di Shimon Peres, un altro esponente che è stato più amato come presidente che come leader laburista. Dopo aver frequentato le migliori scuole americane, ha servito nell'unità d'intelligence 8200 ed è stato uno delle principali 'voci' durante la Seconda Guerra del Libano. Una volta conclusa la scuola di legge all'Università di Tel Aviv, è entrato a far parte dello studio Herzog, Foz e Ne'eman fondato dal padre, prima di buttarsi in politica con i laburisti.
L'ascesa politica e la sfida a Netanyahu
Segretario di gabinetto nel 1999-2000 dell'allora premier Ehud Barak, ha poi continuato l'impegno come parlamentare, ascendendo al vertice del partito laburista nel 2013, prima di tentare senza successo di spodestare Netanyahu dal potere nel 2015. Nel 2018 ha lasciato la leadership del partito per assumere la presidenza dell'Agenzia ebraica.
"La mia storia familiare personale e anni di esperienza pubblica mi hanno insegnato a non dare mai per scontato il miracolo dell'esistenza dello Stato di Israele", aveva affermato, ufficializzando la candidatura. E una volta eletto, ha assicurato che sarà "il presidente di tutti". "Intendo ascoltare qualsiasi posizione e qualsiasi persona", ha aggiunto, sottolineando l'importanza di costruire "ponti di comprensione tra di noi e con i nostri fratelli e sorelle nella diaspora", ha proseguito.
"Le sfide sono grandi e non devono essere sottostimate, è essenziale curare le ferite sanguinanti nella nostra società; dobbiamo difendere la posizione internazionale di Israele e il suo buon nome tra le nazioni; combattere l'antisemitismo e l'odio verso Israele; proteggere i pilastri della nostra democrazia"