AGI - I politici catalani in carcere per il referendum indipendentista del 2017 dovrebbero riuscire a tornare in libertà grazie a un indulto. La decisione, presa dal premier spagnolo Pedro Sanchez, sarà formalizzata con un provvedimento del Consiglio dei ministri alla fine del mese di giugno o all'inizio di luglio, secondo alcune fonti governative.
L'estinzione della pena sarà però annullata se i detenuti violeranno di nuovo la legge. Si tratta della decisione più delicata del mandato di Sanchez perché comporta un evidente costo politico. Ad essere contraria non è soltanto l'opposizione, che ha convocato una grande manifestazione per il 13 giugno, ma anche una parte del partito socialista, di cui Sanchez è il leader.
L'indulto, scrive 'El Pais', sarà "rapido, limitato e reversibile" e il governo varerà un testo "molto misurato" per evitare bocciature da parte della Corte Suprema, che ha già bollato l'idea come "inaccettabile". A scrivere la legge sarà un team guidato da Juan Carlos Campo, il ministro della Giustizia, esperto di indulti. L'obiettivo è appunto evitare a tutti i costi un "incidente" con la Giustizia. Si cercano quindi antecedenti e argomenti giuridici, puntando sul concetto di "utilità pubblica", cioè suggerendo che l'indulto è positivo per l'interesse generale perché può aiutare a risolvere il conflitto in Catalogna.
Pochi giorni fa la regione ha scongiurato il rischio di nuove elezioni in extremis. Infatti, dopo tre mesi di trattative, i due principali partiti indipendentisti, Esquerra Republicana (Erc) e Junts per Catalunya (JxC), hanno raggiunto un accordo per governare insieme con l'appoggio esterno degli anticapitalisti di Candidatura d'Unitat Popular (Cup). Pere Aragones è il presidente del nuovo esecutivo catalano, per il quale gli obiettivi restano l'amnistia per i "prigionieri politici" e un referendum da concordare con lo Stato sullo stile scozzese.