AGI - Zhang Yiming, fondatore di ByteDance, il gruppo che gestisce la app di condivisione di video TikTok, è l'ultimo di una serie di imprenditori cinesi su Internet ad abbandonare la carica dopo il giro di vite delle autorità di Pechino.
Zhang si è definito ieri "poco social" in una lettera interna al gruppo, dichiarandosi carente in "alcune capacità che rendono un manager ideale" e ha lasciato il posto a un altro co-fondatore, Liang Rubo, oggi a capo dell'ufficio per le risorse mmane, che assumerà la guida di ByteDance entro la fine del 2021.
"Sono più interessato ad analizzare principi organizzativi e di mercato e fare leva su queste teorie per ridurre ulteriormente il lavoro di gestione, piuttosto che gestire effettivamente le persone", si legge nella nota interna. ByteDance è tra i 34 gruppi del tech - tra cui anche altri grandi nomi come TenCent, Meituan, Didi e Baidu - cui il mese scorso le autorità antitrust cinesi hanno dato un mese di tempo per mettersi in regola con le pratiche anti-monopolistiche e le irregolarità fiscali.
Pechino vede di buon occhio le piattaforme di Internet, fino a poco tempo fa giudicate pressoché intoccabili, ma non tollererà "l'espansione caotica del capitale" e la concorrenza sleale a scapito della sicurezza economica e sociale, è stato l'avviso ai big del tech dei vertici della finanza cinese, che hanno minacciato "severe punizioni" per chi non si fosse allineato con le nuove regole.
La galassia di Jack ma nel mirino di Pechino
Alibaba e Ant Group sono stati i gruppi più colpiti dal giro di vite di Pechino, e lo stesso Jack Ma è sotto pressione delle autorità finanziarie, che a novembre scorso hanno cancellato a sorpresa la maxi-Ipo di Ant Group, braccio fintech di Alibaba. A scatenare la mossa sarebbe stato un discorso pronunciato da Ma pochi giorni prima, a Shanghai, in cui puntava il dito contro le regolamentazioni finanziarie di Pechino, sgradito ai vertici di Pechino. Lo stesso Ceo di Ant Group, Simon Hu, ha annunciato a marzo scorso le dimissioni, citando "ragioni personali", dal vertice del gruppo che le autorità finanziarie cinesi puntano a trasformare in una holding finanziaria soggetta a regole simili a quelle che devono rispettare le banche.
La partita su Ant Group non si è ancora del tutto chiusa - anche se la banca centrale cinese ha preannunciato che il piano di ristrutturazione del colosso fintech è "completo e praticabile" - mentre ad aprile si è conclusa la vicenda di Alibaba: al gigante dell'e-commerce è stata inflitta la più grande multa mai imposta dalla Cina per violazione delle regole anti-trust, pari a 18,3 miliardi di yuan (2,33 miliardi di euro).
L'importo è già stato versato da Alibaba attraverso le proprie riserve finanziarie e ha comportato una perdita di 1,17 miliardi di dollari (equivalenti a 982,8 milioni di euro) nel trimestre fiscale conclusosi il 31 marzo scorso. Le pressioni sui due gruppi hanno avuto ripercussioni anche su Jack Ma.
Dubbi sulla sua sorte si rincorrono dall'inizio dell'anno, pochi giorni dopo l'avvio delle indagini antitrust sul gigante dell'e-commerce da lui fondato. Da allora, Jack Ma ha diradato le apparizioni - se ne contano solo tre nel 2021 - e azzerato le dichiarazioni pubbliche.
Colin Huang, l'enfant prodige lascia Pinduoduo
A marzo scorso ha annunciato le dimissioni dalla carica di presidente del suo gruppo anche il 41enne Colin Huang, fondatore di un altro gigante dell'e-commerce cinese, Pinduoduo. Huang è il terzo uomo più ricco della Cina, con un patrimonio stimato da Forbes in 46,8 miliardi di dollari e, secondo quanto riferito dal gruppo da lui fondato nel 2015, si è dimesso per lasciare spazio a "una nuova generazione di leaders". Con le dimissioni, Huang ha donato cento milioni di dollari all'università presso cui ha studiato, la Zhejiang University, nella Cina orientale, a sostegno della ricerca nei campi del biomedicale e dell'agricoltura.
Un altro enfant prodige di Internet, il 42enne Wang Xing, a capo della piattaforma di consegna di pasti a domicilio Meituan, ha attirato l'attenzione degli utenti dei social, in Cina, nei giorni scorsi, per avere cancellato dalla piattaforma social Fanfou un suo post che citava un poema di epoca Tang - che regnò in Cina tra il 618 e il 907 d.C. - in cui si parla del rogo dei libri, visto come un messaggio anti-establishment. Dopo il post e la sua cancellazione, il titolo Meituan è crollato, arrivando a perdere fino al 9,8% alla Borsa di Hong Kong.
Giro di vite sulla raccolta dati delle app
Il giro di vite su internet riguarda anche i dati sensibili e la privacy. La Cina ha avvertito oggi 105 app - tra cui la stessa TikTok e LinkedIn, gestita da Microsoft - di rettificare le pratiche per evitare la raccolta e l'uso illegale di dati degli utenti. Nell'elenco pubblicato dalla Cyberspace Administration of China, l'ente a supervisione di internet in Cina, figurano anche il motore di ricerca Baidu, la app per la condivisione di video Kuaishou, un altro motore di ricerca gestito da Microsoft, Bing, e la piattaforma di musica in streaming gestita dal gigante di internet TenCent, Kugou. I gestori di queste app, si legge nella nota, avranno 15 giorni di tempo per la rettifica.
Le app citate sono le ultime a finire nel mirino delle autorità di regolamentazione di internet dopo l'introduzione delle nuove regole contro la raccolta "eccessiva" di dati formulate dal Ministero dell'Industria e dell'Information Technology e lo scrutinio sulla privacy dei dati riguarda le funzioni di base di 39 categorie di app, tra cui quelle che coprono la messaggistica, lo shopping on line, i pagamenti, il trasporto privato, la condivisione di video il live streaming e i videogiochi.