AGI - Crescono le pressioni internazionali per un cessate il fuoco in Medio Oriente ma neanche il peso della Casa Bianca sembra riuscire a smuovere il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che si è detto "determinato ad andare avanti con l'operazione" contro la Striscia di Gaza finché "non saranno ripristinate calma e sicurezza".
E' caduto così nel vuoto l'invito del presidente americano, Joe Biden, che in una telefonata a Netanyahu ha fatto sapere di aspettarsi "una significativa de-escalation oggi in vista di un cessate il fuoco". Fonti israeliane hanno escluso che si arrivi a un cessate il fuoco "prima di venerdì". Moussa Abu Marzouk, alto dirigente politico di Hamas, ha detto di prevedere una tregua "in un giorno o due", quindi entro l'inizio del weekend. "Credo che gli attuali sforzi per un cessate il fuoco avranno successo", ha detto Marzouk, "prevedo che un cessate il fuoco sarà raggiunto in un giorno o due e che sarà deciso di comune accordo".
Le iniziative all'Onu
Ferma al palo anche l'iniziativa francese, dopo che Washington ha riferito di non voler sostenere la proposta di risoluzione presentata al Consiglio di Sicurezza Onu da Parigi in coordinamento con Egitto e Giordania.
Nonostante l'apertura di Pechino, un portavoce ha ribadito che gli Usa sono "concentrati sull'intenso impegno diplomatico in corso per porre fine alla violenza" e non intendono sostenere "azioni che minano gli sforzi per allentare la tensione".
Ma l'intensa attività diplomatica non si ferma qui: domani da Berlino dovrebbe arrivare in Israele il ministro degli Esteri, Heiko Maas, che punta ad avere colloqui con l'omologo Gabi Ashkenazi e il titolare della Difesa, Benny Gantz, prima di spostarsi a Ramallah per incontrare il premier dell'Autorità nazionale palestinese, Mohammed Shtayyeh. Il viaggio però "non è ancora sicuro al 100%, dal momento che è in corso il coordinamento con entrambe le parti", ha sottolineato il capo della diplomazia tedesco.
Le minacce di Netanyahu
Le prospettive di un cessate il fuoco sono ancora sul tavolo, nonostante i toni duri usati questa mattina da Netanyahu che, parlando con oltre 70 tra ambasciatori e diplomatici stranieri, non ha escluso una "conquista" di Gaza. "Ci sono solo due modi per trattare Hamas: conquistarli, e questa è sempre una possibilità aperta, o scoraggiarli, e noi siamo impegnati ora in una forte deterrenza, ma devo dire che non escludiamo nulla".
Tuttavia, una fonte militare sotto anonimato ha fatto sapere che Israele sta valutando se sono stati raggiunti gli obiettivi che si era preposto: "Ridurre le capacità di Hamas e fargli capire il messaggio" che il lancio di razzi non si può ripetere. "Stiamo cercando di capire quando è il momento giusto per un cessate il fuoco", ha sottolineato.
Proseguono i raid su Gaza
Intanto non si fermano i raid israeliani sulla Striscia e il lancio di razzi da Gaza, ai quali si sono aggiunti quattro missili sparati dal sud del Libano che hanno fatto risuonare le sirene di allarme nel nord dello Stato ebraico. Le forze armate hanno conteggiato circa 4 mila razzi sparati dall'enclave palestinese in dieci giorni, di cui circa 600 sono caduti nella Striscia.
I morti palestinesi sono finora 227, di cui 64 bambini, e 1.620 i feriti; in Israele sono deceduti in 12, tra cui due bambini. I razzi di Hamas hanno fatto vittime soprattutto tra le classi più svantaggiate - anziani, arabo-israeliani, lavoratori stranieri - che hanno difficoltà di accesso ai rifugi.