AGI - Rassicurare l'Italia sul buon esito dei negoziati sul nucleare iraniano a Vienna e riprendere le fila della cooperazione economico-commerciale con il nostro Paese, in vista della possibile revoca delle sanzioni americane a Teheran: sono stati i punti cardine della visita a Roma del ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, che alla Farnesina ha incontrato il collega Luigi Di Maio.
Secondo quanto apprende l'AGI, il capo della diplomazia iraniana si è detto "ottimista" sul raggiungimento di un nuovo accordo sul nucleare nei colloqui indiretti avviati nella capitale austriaca con gli americani e a Di Maio ha ricordato la "potenzialità dei rapporti bilaterali", racchiusa tutta nei 30 miliardi di euro in contratti, annunciati dopo la sigla dell'accordo sul nucleare del 2015 (Jcpoa) e nell'Accordo quadro di finanziamento (Master Credit Agreement), con cui si apriva una linea di credito fino a 5 miliardi di euro per progetti e partnership in Iran in settori come infrastrutture, oil & gas e industria chimica, petrolchimica e metallurgica.
Iniziative rimaste solo sulla carta, a causa della reintroduzione delle sanzioni americane, sulla cui revoca parziale si sta lavorando a Vienna per riportare sia Washington, che Teheran al pieno rispetto dell'intesa, stracciata dall'amministrazione Trump che ne uscì in modo unilaterale nel 2018.
"L'Italia è rimasta in Iran"
"L'Italia è tra i Paesi occidentali che meno di tutti hanno lasciato l'Iran", ha ricordato Zarif in un'intervista alla tv Irib, riferendo che l'omologo italiano ha espresso il desiderio di ritornare al livello dei rapporti commerciali a cui si era arrivati dopo la finalizzazione del Jcpoa e che vedevano il nostro Paese primo partner commerciale della Repubblica islamica in Europa.
A riguardo, Di Maio ha sottolineato "l'urgenza" di arrivare a un compromesso in tempi rapidi a Vienna, "perché da questo dipende la rivitalizzazione di tanti altri ambiti, non solo quello dell'interscambio con l'Italia".
Il futuro di Zarif
Tra gli artefici del Jcpoa, Zarif - che è a fine mandato e avrebbe espresso l'intenzione di tornare a insegnare all'università - ha assicurato la controparte italiana che anche se un accordo a Vienna non verrà raggiunto prima delle presidenziali iraniane del 18 giugno, che porteranno a un cambio di governo, "la strada verso l'intesa è ormai tracciata", come ha detto la Guida Suprema dell'Iran, Ali Khamenei.
L'Iran, come anche le cancellerie europee, russa e cinese impegnate nelle delicate trattative di Vienna, continua a lavorare per tenere separato il dossier nucleare da altri temi regionali e internazionali che potrebbero farlo deragliare: primo tra tutti, la recente escalation di ostilità tra israeliani e palestinesi. Il fatto che i negoziati sul nucleare nella capitale austriaca proseguano, secondo Teheran, è ancora "un buon segno".
La situazione in Medio Oriente - dove la Repubblica islamica è schierata sia politicamente, che con forniture militari al fianco di Hamas contro Israele - è stata tra i temi in cima all'agenda nell'incontro con Di Maio, in cui si è però "registrata la differenza di posizioni tra i due Paesi".
"Subito de-escalation"
Nel condannare i lanci di razzi da Gaza e auspicando una proporzionalità di Israele nella risposta, il titolare della Farnesina ha riaffermato l'appello, affinché le parti adottino subito misure di de-escalation. Dal canto suo, ha riferito in una nota l'ambasciata iraniana a Roma, Zarif ha ricordato la condanna, arrivata ieri dall'Organizzazione della cooperazione islamica (Oic), delle "azioni razziste e bellicose del regime sionista".
Infine, il tema dei diritti umani in Iran - su cui si erano concentrate polemiche e critiche alla vigilia della visita di Zarif a Roma - è stato affrontato da Di Maio, alla luce dell'impegno dell'Italia contro la pena di morte. Non è stato sollevato, però, nessun caso particolare, come quello del ricercatore iraniano-svedese Ahmadreza Djalali, che ha lavorato anche all'Università del Piemonte Orientale di Novara, e su cui pende una sentenza capitale per spionaggio.