AGI - “Ebrei ed arabi si rifiutano di essere nemici”. E' lo slogan apparso su cartelli e striscioni appesi su diverse case in Israele, per protestare contro l’ondata di violenza inter-etnica che da giorni sconvolge il Paese.
Dopo i primi giorni dell'escalation di violenze tra israeliani e palestinesi, nei quali soprattutto nelle città con una forte presenza araba come Lod, Ramla, Akko (San Giovanni d’Acri, la città dei crociati) e Giaffa, il quartiere originario di Tel Aviv, si sono registrati violenti scontri con vittime e arresti tra entrambe la comunità, si sono susseguite negli ultimi giorni manifestazioni di solidarietà e di rifiuto delle violenze da parte di entrambe le comunità.
Le manifestazioni congiunte
In particolare, a Tel Aviv e a Gerusalemme arabi ed ebrei sono scesi in strada insieme, per chiedere la fine delle violenze. A Tel Aviv, su spinta della Ong israeliana Standing Together - che si occupa di integrazione - oltre mille persone hanno sfidato i razzi lanciati da Gaza verso la città, per manifestare il loro no alla violenza. “A Gaza e Sderot i bambini vogliono vivere”, hanno scritto i manifestanti sui cartelli, riferendosi anche al lancio di razzi da Gaza verso il Sud del Paese e della risposta israeliana.
La manifestazione è stata organizzata anche per protestare contro la violenza che ha visto una casa di arabi a Giaffa oggetto di lanci di molotov, che hanno dato il via ad un incendio nel quale è rimasto gravemente ferito un bambino. Pare che le bottiglie fossero state lanciate da arabi, convinti che nella casa vivessero ebrei, che invece abitano in un altro piano dello stesso stabile.
Un'iniziativa analoga, con 150 persone, si è tenuta a Gerusalemme, ma qui la polizia è intervenuta per disperderla. I manifestanti si erano riuniti a Zion Square, nel centro della città, ma gli agenti, temendo che la manifestazione potesse sfociare in violenze, per attacchi da parte di estremisti ebrei o arabi ha bloccato i manifestanti. Momenti di tensione e qualche arresto. "La polizia israeliana è semplicemente una vergogna. Invece di proteggerci, agisce ripetutamente in modo violento contro i manifestanti, e quando si tratta di palestinesi che sono cittadini di Israele, non si astiene nemmeno dall'uso di armi vere", ha denunciato in un tweet Standing Together.
I pacifisti di Akko
Manifestazioni pacifiste si sono svolte anche ad Akko, dove nei giorni scorsi sono state incendiate diverse proprietà di ebrei, tra i quali uno dei più famosi ristoranti del Paese. Il proprietario ha invitato alla calma, spiegando che se gli arabi gli hanno incendiato il ristorante, molti più arabi lo hanno aiutato a spegnere le fiamme.
Ad Akko, due giorni fa, si era recato in visita il presidente israeliano, Reuven Rivlin, che aveva incontrato i capi religiosi locali invitando tutti alla calma. "Questa è la casa di tutti", ha detto in quell'occasione Rivlin, "e noi proteggiamo la nostra casa. Non con mazze e coltelli che seminano distruzione e rovina, ma mantenendo la legge e l'ordine. Dobbiamo fermare il ciclo di violenza. Questo è ciò che è necessario in questo momento”.
Ad Akko arabi ed ebrei insieme sono scesi insieme in strada per ripulire la città dai resti delle violenze, mentre ad Haifa ragazzini di entrambe le religioni per strada hanno offerto fiori alle auto di passaggio, che invece nei giorni scorsi erano state prese di mira da lanci di pietre.