AGI - Ci sarebbe il gruppo criminale Darkside, di origine russa, dietro l'attacco ransomware che ha determinato l'arresto della rete di 8.800 chilometri di oleodotti della Colonial Pipeline, la più grande degli Stati Uniti. Lo dichiara l'Fbi in una dichiarazione in cui sottolinea di "continuare a lavorare con l'azienda e i nostri partner governativi" per svelare l'origine e i particolari dell'attacco.
L'azienda americana gestisce 8.850 chilometri di condutture ritenute essenziali per rifornire i grandi centri abitati nel Sud Est degli Stati Uniti. Negli oleodotti, in particolare, vengono trasportati fino a 2,5 milioni di barili di prodotti petroliferi raffinati al giorno provenienti soprattutto dal Golfo del Messico. Si tratta del 45% delle forniture necessarie per coprire quella zona del Paese.
Non è ancora stata definita una data per la riapertura totale della rete anche se il ritorno all'operatività, secondo media americani, è prevista gradualmente già in queste ore e in maniera "sostanziale" per la fine della settimana.
Nessun danno subito
La Colonial Pipeline, il maggior oleodotto degli Stati Uniti, non ha subito danni per l'attacco informatico dei giorni scorsi e potrebbe tornare in funzione "relativamente presto".
È quanto ha fatto sapere l'azienda alla Casa Bianca, secondo quanto riferito ai cronisti da Elizabeth Sherwood-Randall, Consigliere per la Sicurezza Nazionale.
Sherwood-Randall ha assicurato che la Casa Bianca è in costante contatto con Colonial e che le operazioni erano state interrotte prima che il virus migrasse dalle reti aziendali ai sistemi di gestione dell'infrastruttura. Sherwood-Randall ha inoltre assicurato che non ci sono carenze di offerta di carburante e che l'amministrazione si sta preparando per diversi scenari di contingenza.