AGI - Non un semplice voto regionale ma un vero e proprio referendum sul futuro della Spagna. Così sono state dipinte, sia da destra che da sinistra, le elezioni anticipate di domani nella Comunità di Madrid, precedute da una campagna elettorale durissima che ha visto la presidente uscente, Isabel Diaz Ayuso del Partito Popolare (Pp), scegliere come bersaglio il presidente socialista, Pedro Sanchez, più che il suo candidato, il ministro dell'Istruzione, Angel Gabilondo, già sconfitto nel 2019 dall'astro nascente della destra spagnola.
Ci sarà "un prima e un dopo" il 4 maggio per la politica spagnola, ha asserito Ayuso nel comizio di chiusura della campagna per la rielezione. "Il problema di Madrid è Sanchez e non il contrario", ha tuonato la candidata popolare, che ha chiesto un'ampia maggioranza che le consenta di governare "in libertà" ed evitare "le ingerenze della Moncloa".
Nei mesi della pandemia di Covid-19, Ayuso aveva guidato il fronte delle regioni che contestavano la linea dura sulle chiusure voluta dal governo. Gli scontri frontali tra la battagliera quarantaduenne e il primo ministro, da lei accusato di utilizzare le restrizioni per danneggiarla, non si contano.
Una personalizzazione resa possibile dalla crescente popolarità di Ayuso, che ha oscurato il leader del Pp, Pablo Casado, e ambisce a sfidare Sanchez alle prossime elezioni nazionali.
La linea "aperturista" sembra aver pagato. I sondaggi assegnano al Pp il 40% delle intenzioni di voto, una percentuale che equivale a circa 60 dei 136 seggi del Parlamento locale, cioè il doppio di quelli attuali.
E, durante il comizio, i passaggi più acclamati dal pubblico sono stati quelli nei quali Ayuso ha rivendicato la sua lotta per mantenere i negozi e i locali pubblici aperti, puntando su lockdown localizzati nei quartieri con più contagi.
Una strategia, criticatissima dalla Moncloa, che non ha però portato alla temuta esplosione di focolai di Covid. Con un coprifuoco fissato prima alle 21 e poi spostato alle 23, Madrid è la regione spagnola con meno restrizioni ma l'incidenza accumulata ha smesso da tempo di essere la più elevata del Paese e il numero di nuovi casi e decessi è ben lontano dal picco di gennaio.
"Non intendo chiudere Madrid perché non c'è un motivo, perché non voglio e perché nessuno mi ricatta", ha scandito Ayuso tra gli applausi, "ci sono stati i titoli, gli insulti, le menzogne, hanno provato a farmi chiudere Madrid tramite una pressione mediatica senza precedenti, mi hanno chiamato assassina, pericolosa, becchina".
Il voto, visto da sinistra, è invece un referendum sulla "normalizzazione del fascismo", come ha affermato, nel comizio di chiusura della campagna, l'ex vice premier Pablo Iglesias, leader e candidato alla presidenza del partito di sinistra radicale Unidas Podemos.
Il riferimento è al partito di estrema destra Vox, che a sua volta accusa Podemos di aver fomentato gli antifascisti che, tre settimane fa, hanno bersagliato con pietre e bottiglie le persone che assistevano a un comizio del suo leader, Santiago Abascal, e della sua candidata alla guida della Comunidad, Rocio Monasterio, nel quartiere popolare di Vallecas.
A meno di un trionfo che le consenta di governare da sola, Ayuso non potrà fare a meno di Vox per restare al governo della regione, dopo la rottura con gli ex alleati di Ciudadanos che, lo scorso 10 aprile, la aveva spinta a sciogliere il Parlamento locale.
Il 20 marzo la formazione centrista aveva ottenuto l'approvazione di una mozione di censura congiunta con i socialisti con la quale i due partiti avevano rovesciato e rimpiazzato il sindaco di Murcia, il popolare José Ballesta, dopo aver tentato invano lo stesso colpaccio contro il presidente della Comunidad Murciana, Fernando Lopez Miras, anch'egli del Pp. Nel timore di essere vittima di un analogo ribaltone, Ayuso aveva così giocato d'anticipo e convocare le urne anticipate.
Un'eventuale riconciliazione servirebbe però a poco. Dalle elezioni politiche del 2019, Ciudadanos ha registrato un crollo verticale nei consensi, a favore di Pp e Vox. Il partito che sognava di diventare la versione spagnola di 'En Marche', secondo gli ultimi sondaggi, rischierebbe di fermarsi sotto il 4% e non eleggere nemmeno un deputato regionale.
Una debacle che è figlia della crescente polarizzazione del dibattito politico spagnolo, che ha schiacciato lo spazio al centro. Un esempio sono i ripetuti attacchi alla monarchia sferrati da Podemos, che hanno riportato a destra molti elettori moderati.
Se il centro è fuori dai giochi, dalle ultime rilevazioni pubblicate dai quotidiani spagnoli appare comunque difficile la nascita di un'amministrazione di sinistra con socialisti (Psoe), Podemos e la sinistra ecologista di Mas Madrid.
I tre partiti insieme assommerebbero circa 60 seggi, ovvero quelli che il Pp prenderebbe da solo, e per avere la maggioranza assoluta dell'assemblea bisogna conquistare almeno 69 seggi su 136. Gabilondo deve quindi sperare che Ciudadanos tenga e si butti a sinistra come "il carrello della spesa" alla quale Ayuso ha paragonato gli ex alleati.
L'unica prospettiva di una maggioranza solida sarebbe data quindi da un governo del Pp con Vox, che dovrebbe portare a casa una dozzina di seggi e al momento offre l'appoggio esterno ad Ayuso e già governa con il Pp nelle regioni di Murcia e Andalusia. Uno scenario che, secondo quanto ha detto Sanchez nel comizio di chiusura a fianco a Gabilondo, sarebbe "l'inizio della fine per una democrazia vigorosa e piena di diritti".
A essere contrario a un sodalizio con l'estrema destra, che Ayuso non auspica ma al quale è ormai rassegnata, è però lo stesso leader del Pp. La crescente distanza tra Ayuso e Casado, che ormai la vede come una concorrente, è diventata esplicita nelle polemiche seguite alle minacce di morte ricevute, durante la campagna elettorale, da numerosi esponenti politici e delle istituzioni.
Il 22 aprile buste con proiettili furono ricevute da Pablo Iglesias, dal ministro dell'Interno Fernando Grande-Marlaska e dalla direttrice generale della Guardia Civil, Maria Gamez. Quattro giorni dopo un coltello insanguinato, il cui mittente si sarebbe rivelato poi uno psicopatico, era stato recapitato alla ministra dell'Industria, Reyes Maroto, candidata vicepresidente del Psoe.
Le sinistre avevano accusato Vox di aver fomentato il clima di odio e Maroto aveva chiesto, senza successo, ad Ayuso di impegnarsi a non andare al governo con l'estrema destra per creare intorno a essa un "cordone sanitario".
Se Casado aveva condannato "senza distinguo" le minacce a Iglesias, Ayuso aveva invece sposato il punto di vista di Vox, che ha accusato Podemos di aver sostenuto il blitz di Vallecas e di avere quindi la vera responsabilità dell'aumento della tensione.
"Non può essere che chi provoca la violenza dopo si comporti da vittima", aveva dichiarato Ayuso, che a sua volta avrebbe ricevuto una busta con proiettili il 28 aprile. Casado finora ha sempre evitato di contraddire la governatrice per non ostacolarne la rielezione ma subito dopo il 4 maggio le contraddizioni interne al Pp potrebbero esplodere.
Un risultato deludente potrebbe far rientrare Ayuso nei ranghi, un successo sopra le aspettative le consegnerebbe le chiavi del partito. Anche da questo punto di vista, come ha detto Ayuso, ci sarà "un prima e un dopo" il voto di Madrid.