AGI - Quello che ha ucciso un milione e mezzo di armeni durante il terribile esodo voluto dalle autorità ottomane nel 1915 è stato un "genocidio": l'atteso riconoscimento da parte degli Stati Uniti avviene 106 anni dopo la tragedia ma riesce ancora ad accendere gli animi e le reazioni da parte della Turchia. Joe Biden ha diffuso la sua dichiarazione nel giorno del 106/mo anniversario dell'inizio dell'esodo e del massacro della comunità armena da Costantinopoli, l'attuale Istanbul.
Il suo omologo Recep Tayyip Erdogan, con il quale l'inquilino della Casa Bianca aveva parlato ieri al telefono, ha immediatamente reagito denunciando la "politicizzazione" della questione "da parte di terzi", in un messaggio indirizzato al patriarca armeno a Istanbul. La Turchia, ha invece sottolineato il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu, "non ha niente da imparare da nessuno sulla propria storia". Il primo ministro armeno, Nikol Pachinian, ha invece accolto con favore una "misura molto forte nei confronti della giustizia e della verità storica". Ora il genocidio armeno è riconosciuto da oltre venti Paesi e numerosi storici, ma resta contestato dalla Turchia.
"Il popolo americano onora tutti gli armeni che morirono nel genocidio iniziato esattamente 106 anni fa", ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti. "Affermiamo la storia. Non lo facciamo per incolpare qualcuno, ma per essere certi che quanto accaduto allora non si ripeta mai più", si legge in un altro passaggio della storica dichiarazione. "Onoriamo le vittime del Meds Yeghern in modo che gli orrori di ciò che è accaduto non siano dimenticati - si legge ancora - Ricordiamo in modo da rimanere sempre vigili contro l'influenza corrosiva dell'odio in tutte le sue forme".
Durante la conversazione di ieri, i due presidenti hanno deciso di incontrarsi a giugno a Bruxelles, a margine del vertice dell'Alleanza atlantica. Biden ha auspicato di costruire "una relazione bilaterale costruttiva" attraverso la "gestione efficace dei disaccordi".
Nella direzione di ammorbidire l'effetto del riconoscimento va la frase "non per incolpare qualcuno", rivolta direttamente ad Ankara. Ma la reazione turca non sembra aver recepito questo tentativo.
Il tema è delicato, e la Turchia mantiene il punto sul fatto che i morti armeni del 1915 sono caduti assieme a molti altri di tutti i campi in lotta, durante una guerra civile i cui effetti mortali furono amplificati dalla carestia, chiedendo la creazione di una commissione storica internazionale per definire i fatti.
Nonostante le forti pressioni della potente comunità armena negli Usa, nessun presidente americano aveva finora osato rischiare di compromettere le relazioni con il potente alleato nella Nato. Trump in particolare, nonostante il voto del Congresso nel 2019, non aveva mai utilizzato la parola genocidio, definendo quella del 1915 "una delle peggiori atrocità di massa del Ventesimo secolo".