AGI - Il raggiungimento di un accordo politico in Libia e l’insediamento di un nuovo governo rappresentano “una ragione di cauto ottimismo, o meglio aprono ad aspettative un po’ più positive, ma è essenziale gestire al meglio questo spazio di tregua”.
È la valutazione dell’Alto rappresentante Onu per i rifugiati Filippo Grandi, nel riferire dell’attenzione comune della sua istituzione e del governo italiano sull’attuale situazione in Libia, uno dei temi centrali dei colloqui avuti nelle ultime 48 ore con le massime istituzioni italiane.
Grandi ha espresso apprezzamento per la recente visita in Libia del premier Mario Draghi e ha auspicato che il calo delle violenze possa essere utilizzato anche per “migliorare la gestione dei flussi migratori”, oltre che per arrivare alle elezioni di dicembre “nel modo più pacifico e costruttivo possibile”.
L’Alto Commissario ha ribadito che va eliminata la detenzione di rifugiati e migranti, che del resto “non ha alcun fondamento legale”. In base ai dati citati, nei centri di detenzione ufficiali in Libia si troverebbero 4 mila migranti e rifugiati, alla mercé di criminali e trafficanti se dovessero uscirne.
A preoccupare l’Unhcr sono anche i ritorni in Libia che espongono i migranti ad abusi di vario genere, oltre che a nuovi tentativi di traversata. “Anche se un salvataggio è comunque un salvataggio, va fatto correttamente.
Fin quando non ci saranno le giuste garanzie siamo contrari ai 'risbarchi' poiché in Libia non ci sono porti sicuri” ha sottolineato Grandi, che dalla nuova amministrazione libica si aspetta segnali più forti contro la criminalità organizzata e un’azione di controllo per fermare gli abusi e per la stabilità del Paese.
“È stata potenziata la capacità della guardia costiera libica che ha aumentato le sue intercettazioni: anche se sono interventi legittimati dalle autorità nelle acque territoriali", servono "più investimenti e sostegni dalla comunità internazionale per potenziare altre istituzioni ed iniziative", tese a “una gestione più umana e giusta dei flussi sul territorio libico”.
L’Alto Commissario ha insistito sul fatto che l’intervento – spesso criticato da alcune parti politiche – delle Ong nel Mediterraneo “colma un vuoto importante” e che i salvataggi operati sono “cruciali e vitali” in quanto la priorità è sempre quella di salvare vite umane.
“I salvataggi in mare dovrebbero essere il risultato dello sforzo collettivo dei Paesi europei, eppure ricade ancora sulla guardia costiera italiana e sulle Ong” ha continuato l’alto dirigente Onu, auspicando che il governo italiano e le ong possano trovare un punto di equilibrio nella definizione delle regole procedurali dei salvataggi nel Mediterraneo.
Inoltre, ha chiesto ai governanti italiani di intercedere con le nuove istituzioni libiche affinché la presenza dell’Unhcr e di altre organizzazioni Onu in Libia possa diventare più stabile e regolare.
Durante i suoi colloqui istituzionali, Grandi ha sollecitato la ripresa dei trasferimenti diretti in Italia sia dalla Libia che da altri Paesi africani (Niger, Ruanda) e dei rientri nei Paesi di origine per quanti lo richiedono, tutti ridotti per motivi logistici e sanitari durante la fase più acuta della pandemia. Dovrebbero anche riaprire i corridoi umanitari, non solo dalla Libia, resi possibili dalla collaborazione con altri partner quali Comunità di Sant’Egidio e Tavola valdese.