AGI - Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, si è recato sulla linea del fronte nell'Est del Paese, in Donbass, mentre continua a salire la tensione con la Russia a cui la cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha chiesto di ridurre la presenza militare al confine, di recente rafforzata tra timori di una possibile escalation.
I numeri dell'esecalation
Dall'inizio dell'anno, 25 soldati ucraini hanno perso la vita nel conflitto nell'Est dell'Ucraina, paragonati ai 50 di tutto il 2020. La regione sta vivendo una recrudescenza del conflitto, che va avanti a bassa intensità ormai da sette anni, tra separatisti filo-russi e l'esercito di Kiev. Zelensky - che ha chiesto alla Nato di accelerare il processo di adesione dell'Ucraina all'Alleanza e ha portato a casa anche il supporto del presidente Usa, Joe Biden, contro "l'aggressione russa" - ha scelto di visitare postazioni dove il cessate il fuoco "è stato sistematicamente violato negli ultimi giorni", ha fatto sapere il suo ufficio. "Voglio essere con i nostri soldati in questi tempi duri nel Donbass", ha affermato il presidente ucraino.
La telefonata Merkel-Putin
In una telefonata con il presidente russo, Vladimir Putin, Merkel ha chiesto di ridurre "i rinforzi di truppe" al confine per "diminuire le tensioni". Dal canto suo, il leader del Cremlino, ha fatto sapere Mosca, "ha portato l'attenzione sulle azioni di Kiev, che di recente ha deliberatamente esacerbato la situazione sulla linea del fronte".
Mosca nega minacce
La Russia, che ha sempre dichiarato di non essere coinvolta nel conflitto nell'Est ucraino, non ha negato i movimenti di truppe ma ha assicurato che "non rappresentano una minaccia di nessuno". Dopo la telefonata tra Putin e Merkel, è stato il il capo negoziatore del Cremlino per l'Ucraina, Dmitry Kozak, a lanciare un monito già risuonato in passato da Mosca, ma che oggi viene letto con rinnovata preoccupazione: "L'avvio di un'operazione militare, significherebbe l'inizio della fine dell'Ucraina", ha detto, aggiungendo che "se ci fosse una Srebrenica, dovremmo intervenire per difendere i nostri cittadini" Il riferimento era alla strage nella quale 8mila musulmani bosniaci furono uccisi dai serbi di Bosnia durante la guerra dei Balcani. Per gli abitanti del Donbass, in maggioranza russofoni, Mosca ha da anni facilitato le pratiche per acquisire la cittadinanza, in un'iniziativa che vista da molti come un primo possibile passo verso l'annessione.