AGI – "Non è un dono di Dio avere un cancelliere cristiano-democratico". Parola di Armin Laschet, che per l'appunto è il leader della Cdu. Al quale fa eco Markus Soeder, governatore bavarese e leader dei cristiano-sociali bavaresi 'cugini' della Cdu di Angela Merkel: "Teoricamente sono possibili maggioranze che vanno oltre l'unione Cdu/Csu". Ovvero: "Non è più certo al cento per cento" che sarà targato Cdu/Csu il prossimo cancelliere tedesco.
Sono frasi pesanti, che fanno capire come l'inizio della fine dell'era Merkel, dopo la doppia batosta elettorale subita dal suo partito in Baden Wuerttemberg e in Renania Palatinato, segni un cambio di passo fondamentale in vista delle elezioni federali del 26 settembre: il fatto è che la costellazione determinata dal responso delle urne (Verdi trionfanti a Stoccarda, Spd che tiene oltre le previsioni a Magonza, liberali ancora in condizioni di pesare e Cdu a segnare le peggiori sconfitte della propria storia nei due Laender) ha aperto scenari nuovi, che potrebbero anche prescindere del tutto dall'orgoglioso partito che fu di Adenauer e di Kohl.
I conti sono presto fatti: cosi' come già avviene in Renania nel governo della socialdemocratica Malu Dreyer e come sembra prendere quota nel Wuerttemberg di Winfried Kretschmann, anche a livello nazionale potrebbe prevalere un'alleanza 'semaforo', ossia Verdi più Spd e liberali dell'Fdp. Una coalizione, insomma, che non includa la Cdu governata per 18 anni da Angela Merkel, che potrebbe esprimere un cancelliere che non sia cristiano-democratico.
Scholz alza la testa, ira di Laschet
Olaf Scholz, ministro alle Finanze socialdemocratico in corsa per il posto oggi occupato da Merkel l'ha detto a chiare lettere ieri sera, a urne ancora calde: "Ora è possibile anche una maggioranza senza la Cdu. E io voglio essere cancelliere". Affermazione che ha scatenato le ire del capo della Cdu, Armin Laschet, che oggi ha attaccato Scholz senza troppi complimenti: "In quanto responsabile alle Finanze si dovrebbe occupare del suo ministero e non annunciare che nelle prossime settimane arrivano 10 milioni di dosi di vaccino. Non corrisponde alla realtà e crea insicurezza nella popolazione", si è scatenato il solitamente mite leader cristiano-democratico - lui stesso papabile alla cancelleria - secondo il quale "l'importante adesso è il bene comune, il lavoro per le persone di questo Paese, non le speranzucce di partito". E ancora: "Non si può continuare cosi' nei prossimi sei mesi. Non si possono trattare cosi' i nostri ministri. Gli altri partiti devono decidono se vogliono fare opposizione nel governo oppure se vogliono governare".
Per quello che riguarda la decisione sul candidato cancelliere dell'unione Cdu/Csu al voto federale fra sei mesi, Laschet non intende venir meno alla road map già stabilita: si decide tra Pasqua e Pentecoste, anche se il voto nei due Laender è "un campanello d'allarme che ci spinge a dire chiaramente dove il partito intenda andare". I giornali tedeschi non sono teneri nel commentare il voto: per la Zeit "un disastro" targato Cdu, "che si trova nella peggiore crisi da anni".
Verso una coalizione semaforo?
Una crisi nella quale Verdi e Spd, comprensibilmente, si buttano a capofitto. I segnali che arrivano dai vertici socialdemocratici sono inequivocabili e vanno tutti in direzione di una coalizione rosso-verde-liberale: troppo ghiotta la prospettiva di liberarsi della Cdu, se il voto federale lo permetterà.
Il segretario generale della Spd, Lars Klingbeil, lo ha detto a chiare lettere: "Ritengo che una coalizione 'semaforo' sia realizzabile anche a livello nazionale". È d'accordo Kevin Kuehnert, numero due del partito che fu di Brandt e di Schmidt, secondo il quale "vediamo che sono possibili ambedue le opzioni a tre", ossia sia l'alleanza con Verdi e liberali che quella "rosso-rosso-verde" con gli ambientalisti e la Linke. Insomma, oltre a rappresentare una cocente sconfitta di per sè, i responsi del Baden Wuerttemberg e della Renania Palatinato potrebbero innescare un vero e proprio terremoto. La cui portata, va detto, non viene ridimensionata neanche nel campo Cdu/Csu: è lo stesso Soeder a definire il risultato "un colpo al cuore" dell'unione conservatrice. Sull'altro fronte, è il solito Scholz a dire che la vittoria di Dreyer in Renania "regala le ali" ai socialdemocratici.
Anche i leader Verdi Robert Habeck e Annalena Baerbock - che pure evitano di scoprire con eccessiva disinvoltura le proprie carte in quanto ad alleanze possibili - ritengono che "adesso tutto sia possibile", anche se "è troppo presto determinare adesso la costellazione di governo". Il capo dell'Fdp, Christian Lindner, vuole invece sapere "quali siano i contenuti" prima di indicare i propri posizionamenti. Per la Cdu di Laschet la via verso le elezioni di settembre appare sempre più stretta e lastricata di pietre acuminate: e, dopo la doppia batosta, ora come ora non è neanche nelle condizioni di dare le carte.