AGI - L'ambasciata russa in Italia sta ricevendo "numerose richieste da parte di Regioni, società e persone fisiche per acquistare il vaccino Sputnik V o per organizzarne la produzione in stabilimenti farmaceutici italiani”, ma invita a inoltrare tali richieste “attraverso i canali governativi ufficiali”, assicurando che “in nessun modo” vorrebbe essere causa di “discordia” nelle relazioni tra enti locali e autorità centrali. A parlare, in un’intervista all’AGI, è l’ambasciatore della Federazione Russa a Roma, Serghei Razov, che interviene sulle polemiche create dall’annuncio dell’intesa siglata tra la società svizzera Adienne Pharma&Biotech e il Fondo russo per gli Investimenti diretti (Rdif, finanziatore e distributore del siero) sulla produzione del vaccino contro il Covid-19, Sputnik V, in stabilimenti sul territorio italiano. Si tratta di una prima assoluta in Europa, dove finora con Mosca sono state concordati solo contratti di fornitura con alcuni Paesi come l’Ungheria, che non hanno aspettato il via libera dell’Agenzia europea del farmaco (Ema).
Di seguito la versione integrale dell’intervista.
Ambasciatore, i negoziati per la produzione di Sputnik V in Italia sono stati portati avanti da privati, un unicum in Europa, dove forniture e accordi per la produzione con Mosca sono stati discussi a livello di governi. Può dirci di più su quanto firmato da Adienne e Rdfi: a quanto sappiamo, si tratta per ora di un memorandum d’intesa: quali saranno i prossimi passi verso un contratto concreto?
Rdfi è un fondo sovrano della Federazione Russa, creato nel 2011 per realizzare investimenti diretti nei settori economici in rapida crescita e sostenere le imprese impegnate nelle diverse attività produttive. In tutte le transazioni economiche internazionali Rdif interviene quale coinvestitore insieme ad altri grandi investitori istituzionali, altri fondi di investimento diretti, e altre principali aziende del settore. Un analogo del Fondo russo per gli investimenti diretti in Italia è la Cassa depositi e prestiti, che per l’82% appartiene al ministero dell’Economia e delle finanze e opera negli interessi dello Stato. L’intesa tra la società svizzera Adienne Pharma&Biotech, i cui stabilimenti di produzione si trovano in Italia, e il Rdif è il risultato di una trattativa diretta tra le due parti.
Che lei sappia, da parte italiana nelle trattative c’è stato l’intervento di attori pubblici, quali Regioni, ministeri o della nostra ambasciata a Mosca?
Non saprei cosa dirle a tale riguardo. Ripeto, si tratta di accordi commerciali diretti. Per ottenere le informazioni di suo interesse può rivolgersi alla società Adienne Pharma&Biotech o al Rdif. Noi riceviamo numerose richieste da parte delle Regioni, società e persone fisiche per acquistare il vaccino russo o organizzarne la produzione in stabilimenti farmaceutici italiani per cittadini italiani. La nostra posizione a tale riguardo è oltremodo trasparente: la Russia è aperta a qualsiasi forma reciprocamente accettabile di cooperazione con l’Italia nel settore della sanità, incluse la fornitura del vaccino e la sua produzione, tuttavia simili richieste (se ciò potesse interessare) devono essere inoltrate attraverso i canali governativi ufficiali. Non vorremmo in nessun modo essere causa di discordia nelle relazioni tra le autorità centrali d’Italia e le sue regioni.
Se Sputnik non avrà l’approvazione dell’Ema, a chi sarà destinata la produzione su territorio italiano?
Come è noto, Rdif si è rivolto nelle modalità previste all’Ema, per ottenere la certificazione del vaccino Sputnik V. L’Ema ha dichiarato di aver avviato la rolling review sui dati per la registrazione del vaccino russo. Confidiamo che questo processo di revisione possa essere completato in tempi brevi, scevro da politicizzazioni ed eccessiva burocrazia. Da quanto è dato sapere, la parte italiana sostiene proprio questa posizione.
Vorrei ricordare che avviare la produzione di un vaccino è un processo di lunga durata che richiede un lavoro intenso e altamente tecnologico, e il coinvolgimento di specialisti qualificati che l’Italia, con la sua avanzata industria farmaceutica, senza ombra di dubbio possiede. Inoltre, la prospettiva di produrre il vaccino russo nel Bel Paese darebbe la possibilità di creare nuovi posti di lavoro in questo settore. Per quanto concerne la scelta dei mercati dove vendere il vaccino, è il caso di porre questa domanda alle parti che hanno concluso l’accordo.
Ci potrebbe spiegare come mai, a fronte del fatto che la Russia per prima ha registrato un vaccino e tra i primi ha iniziato la campagna di immunizzazione di massa, il numero di vaccinati in Russia sia ancora basso?
La campagna di vaccinazione di massa in Russia è iniziata il 18 gennaio. Sono state somministrate 7,5 milioni di dosi, per un totale di 5 milioni di persone, di cui 2,5 milioni hanno ricevuto due dosi e altri 2,5 milioni una. La somministrazione del vaccino in Russia si sta svolgendo secondo programma prestabilito. Il vaccino arriva indistintamente in tutte le regioni della Federazione Russa. Lo Sputnik V viene prodotto in sei stabilimenti farmaceutici. Attualmente si sta avviando la produzione di altri due tipi di vaccino registrati nella Federazione Russa. In poche parole, la domanda interna viene pienamente soddisfatta.