AGI - In Myanmar, un esponente del partito guidato da Aung San Suu Kyi, che era stato arrestato sabato, è morto in carcere. E migliaia di manifestanti sono di nuovo scesi in strada contro la giunta militare, nonostante la sanguinosa repressione. Khin Maun Latt, un esponente della Lega Nazionale per la Democrazia, è morto dopo che, secondo fonti del partito, è stato torturato mentre era in mano alle forze di sicurezza che fanno capo alle autorità golpiste di Yangon. L'uomo, 54 anni, era stato fermato sabato da poliziotti e soldati.
La dura repressione non ha impedito a migliaia di persone di tornare in strada. A Bagan, l'antica capitale nella zona centrale del Paese, i soldati hanno sparato pallottole di gomma a fuoco vivo contro i manifestanti. Le forze di sicurezza hanno anche lanciato gas lacrimogeni contro migliaia di manifestanti, che indossavano caschi di pastica e scudi metallici sui quali c'era scritto la parola 'popolo', nelle città di Mandalay e Yangon.
Come nei giorni scorsi, i manifestanti hanno tentato di evitare l'avanzata di poliziotti e militari innalzando barricate. Sono almeno 54 i manifestanti, tra i quali cinque minorenni, morti e centinaia quelli rimasti feriti dal giorno del colpo di Stato, il primo febbraio. Il rovesciamento del governo civile ha innescato proteste che si ripetono ormai in maniera quotidiana.