AGI - La Cina avverte Hong Kong e Taiwan che non tollererà la loro collusione con forze esterne, né tentativi indipendentisti dell'isola, su cui rivendica la sovranità. All'apertura dei lavori del Congresso nazionale del popolo, l'organo legislativo del Parlamento cinese, il primo ministro Li Keqiang ha lanciato avvertimenti precisi all'ex colonia britannica e all'isola che si auto-governa, e ha annunciato un aumento delle spese militari del 6,8% nel 2021, a un ritmo lievemente maggiore del 2020, quando venne fissato al 6,6%.
Li Keqiang ha ribadito l'adesione di Pechino al principio "un Paese, due sistemi", con cui la Cina si rapporta a Hong Kong dopo la fine dell'era coloniale britannica, e che gran parte della comunità internazionale ritiene ormai ampiamente deteriorato dopo l'introduzione della legge sulla sicurezza nazionale nella città; il premier ha anche avvertito che Pechino "scoraggerà le interferenze di forze esterne".
Su Taiwan, il primo ministro ha sottolineato che Pechino intende promuovere una "pacifica crescita di relazioni" con Taipei. In base alla propria interpretazione del "principio dell'unica Cina", non riconosciuto da Taiwan, la Cina rivendica la sovranità sull'isola che si auto-governa, e Li Keqiang ha ribadito la volontà di arrivare alla "riunificazione" di Taipei con la Repubblica Popolare Cinese, aggiungendo che "saremo molto attenti e scoraggeremo con risolutezza ogni attività separatista per l'indipendenza".
Il rapporto con Taiwan e Hong Kong è da tempo sotto osservazione degli Stati Uniti, che hanno criticato la repressione degli attivisti pro-democrazia nell'ex colonia britannica, il cui riavvicinamento con l'isola, soprattutto con la precedente amministrazione Usa guidata da Donald Trump, ha fortemente innervosito Pechino. Con Washington, nonostante i rapporti rimangano freddi anche nelle prime settimane dell'amministrazione Biden, la Cina vuole una relazione economica e commerciale fondata sul "rispetto reciproco", ha dichiarato il premier.
In fase di discussione in questi giorni a Pechino c'è anche la modifica del sistema elettorale di Hong Kong, per fare in modo che "solo i patrioti" governino la città.La bozza di legge che uscirà dal Congresso nazionale del popolo è un ultimo tassello alla repressione in corso contro i gruppi pro-democrazia, già duramente colpiti dalla legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino lo scorso anno.
Il testo della legge non è ancora noto, ma secondo quanto anticipato dal vice presidente del Congresso Nazionale del Popolo, Wang Chen, Pechino aumenterà i poteri della commissione elettorale, per colmare le "carenze" attuali ed evitare che elementi "destabilizzanti e anti-Cina" minaccino la sovranità della Cina su Hong Kong. Secondo alcune indiscrezioni, l'iter di approvazione della legge potrebbe fare slittare di un altro anno, al 2022, l'appuntamento con le urne nella città per il rinnovo del Consiglio Legislativo, il parlamento di Hong Kong.
Inoltre, la nuova legge prevederebbe un ampliamento sia della commissione elettorale (dal 1.200 a 1.500 membri) e l'aumento del numero di parlamentari (novanta, dai settanta attuali) con una proporzione maggiore rispetto a oggi di membri del Consiglio Legislativo scelti direttamente dalla Commissione Elettorale.