AGI - Sale la tensione in Armenia, dove il primo ministro, Nikol Pashinyan, ha denunciato un tentativo di colpo di stato militare dopo che 40 alti ufficiali dell'esercito, tra cui il capo di stato maggiore, Onik Gasparyan, avevano chiesto le sue dimissioni. "Ritengo che la dichiarazione dello stato maggiore sia un tentativo di colpo di Stato militare", ha dichiarato il premier in una diretta Facebook.
Pashinyan ha disposto il licenziamento di Gasparyan ma il presidente, Armen Sarkissian, non ha ancora firmato il decreto. Dopo il proclama, Pashinyan ha marciato con i suoi sostenitori fino a Piazza della Repubblica, nella capitale Erevan, dove, davanti a 20 mila sostenitori, ha invitato il popolo a non consentire il colpo di Stato.
Il premier: "Non me ne vado, il golpe non ci sarà"
Con un megafono in mano, affiancato dal figlio e dai ministri del suo governo, Pashinyan ha smentito le voci che lo vogliono pronto ad abbandonare il Paese. "Alcuni stanno diffondendo voci secondo cui starei cercando di fuggire e avrei prenotato un aereo", ha detto Pashinyan, "ma io sono qui, la mia famiglia è qui. Li inviteremo qui perché vedano da soli". Il premier ha assicurato che non ci sarà nessun golpe.
Nel centro della città si sono verificati i primi scontri tra i fautori del premier, che stanno marciando con lui per le strade, e i sostenitori dell'opposizione, che appoggia l'appello dell'esercito perché Pashinyan si dimetta. Un video dell'agenzia russa Sputnik documenta calci, pugni e spintoni tra i membri delle due fazioni. Nella rissa sono rimasti coinvolti anche alcuni cronisti che stavano documentando i tafferugli. I sostenitori dell'opposizione si stanno raccogliendo a Piazza della Libertà per una contromanifestazione e hanno applaudito gli aerei militari che stanno sorvolando la città.
Il presidente invita alla calma
Sarkissian ha annunciato di essere al lavoro su "iniziative urgenti per allentare le tensioni" nel Paese e "cercare maniere per risolvere la situazione in modo pacifico".
"Chiedo a tutti di mostrare sobrietà e moderazione", ha dichiarato Sarkissian in una nota diffusa dal suo ufficio, "l'Armenia è in una situazione esplosiva, carica di implicazioni imprevedibili per il nostro Stato che potrebbero portare a conseguenze irreversibili".
Le ragioni dello scontro
La nota firmata da Gasparyan esprimeva una "forte protesta" contro il licenziamento del vice capo di stato maggiore, Tiran Khachatryan, per ragioni definite "superficiali e infondate". Mercoledì Sarkissian aveva firmato il decreto che rimuoveva Khachatryan in seguito a uno scontro con il governo, che aveva lamentato l'inefficienza dimostrata dai missili Iskander di fabbricazione russa nel recente conflitto con l'Azerbaigian per il controllo del Nagorno-Karabakh.
L'esito della guerra, conclusasi con un consolidamento delle rivendicazioni territoriali azere, ha scatenato un'ondata di rabbia popolare contro l'esecutivo guidato da Pashinyan. Stanchi di sentirsi addosso tutta la responsabilità del risultato del conflitto, Pashinyan e i membri del suo governo sono quindi passati all'attacco, lamentando l'inefficienza degli armamenti russi in dotazione all'esercito.
Di recente Khachatryan aveva commentato con una risata sprezzante un commento di Pashinyan a proposito degli Iskander che "non esplodevano" o "esplodevano del 10%", affermando che simili affermazioni "non potevano essere serie". Poco dopo il numero due delle forze armate era stato licenziato, una decisione che, secondo la nota dei militari, "è stata presa senza tenere conto degli interessi nazionali e statali dell'Armenia ma solo sulla base di sentimenti e ambizioni personali".
"La decisione, presa in circostanze difficili per l'Armenia, è antistatale e irresponsabile", prosegue il comunicato, secondo il quale il premier armeno e il suo governo "non sono piu' in grado di prendere decisioni adeguate in questa situazione critica, cruciale per il popolo armeno". "Le forze armate armene hanno tollerato a lungo gli attacchi delle autorità mirati a screditare le forze armate ma ogni cosa ha il suo limite", conclude la nota, "date le circostanze, le forze armate armene chiedono le dimissioni immediate del primo ministro e del governo e li avvertono di non utilizzare la forza contro la gente i cui figli sono morti difendendo la madrepatria".
Mosca preoccupata, Ankara condanna
Il Cremlino ha espresso "preoccupazione" per l'aggravarsi dello scontro tra governo ed esercito in Armenia e ha invitato le parti alla "calma". Il ministero degli Esteri russo ha poi sottolineato che la crisi in corso nell'ex repubblica sovietica è un "affare interno".
"È con preoccupazione che seguiamo la situazione in Armenia ma la riteniamo una questione esclusivamente dell'Armenia, che è un nostro alleato molto importante e prossimo nel Sud del Caucaso", ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, "come naturale, chiediamo a tutte le parti di mantenere la calma. Riteniamo che la situazione debba essere tenuta nei limiti del quadro costituzionale".
Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha condannato il tentativo di colpo di Stato in Armenia. "Quando un colpo di Stato ha luogo, lo condanniamo", ha dichiarato Cavusoglu durante la sua visita a Budapest, secondo quanto riporta l'agenzia Sputnik, "condanniamo questo tentativo in modo risoluto".
"Criticare il governo e chiederne le dimissioni è normale, laddove rovesciare il governo con il sostegno dell'esercito è inaccettabile, così come i semplici appelli in materia", ha aggiunto Cavusoglu, che ha definito la stabilità in Armenia cruciale per il processo di pace nel Nagorno-Karabakh.