AGI - La strada scelta dall’Unione europea nella produzione di vaccini “è quella della cooperazione e non della coercizione”, in particolare per aumentare i siti produttivi in Ue, ma “qualora non dovesse funzionare, ci sono degli strumenti stabiliti dai Trattati, come l’articolo 122” che permette, in caso di gravi difficoltà nell'approvvigionamento di determinati prodotti, di intervenire anche con obblighi o divieti. Lo ha dichiarato un alto funzionario Ue in vista del summit di domani tra i leader europei.
“La produzione di vaccini è un processo estremamente difficoltoso e cambiare la catena di approvvigionamento è molto complicato”, ha chiarito la fonte Ue che non esclude l’attivazione dell’articolo che assegna maggiori poteri a Bruxelles e agli Stati membri.
Un altro strumento messo in campo dell'Unione europea per controllare meglio la produzione dei vaccini è il meccanismo di trasparenza e autorizzazione di export delle dosi. "Finora non c'è stato alcun blocco delle esportazioni. Le aziende sono tenute a rispettare i loro impegni e finché lo faranno non ci sarà alcun bando", ha spiegato la stessa fonte di Bruxelles.
Nel frattempo, i premier di Spagna, Belgio, Danimarca, Polonia e Lituania hanno scritto una lettera al Consiglio dell'Ue in cui esprimono "urgente bisogno di integrare e guidare strategicamente la nostra catena del valore per aumentare le nostre capacità di produzione di vaccini in Europa”.
“Dobbiamo lavorare, insieme alla Commissione, a stretto contatto con tutti i potenziali produttori di vaccini in Europa, rafforzando i partenariati pubblico-privato lungo l'intera catena del valore per aumentare gli sforzi di ricerca e sviluppo, accelerare e adattare la capacità di fornitura”, è la conclusione dei cinque leader, che domani parteciperanno al summit con gli altri capi di Stato e di Governo.