L’ambasciatore italiano in Repubblica democratica del Congo, Luca Attanasio, e un militare dell’arma dei Carabinieri hanno perso la vita nell’attacco ad un convoglio della locale missione Onu, la Monusco, nell’area del parco nazionale del Virunga, nell’instabile provincia del Nord-Kivu, non lontano dalla città di Butembo, nell’Est del Paese africano.
Il parco del Virunga è patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1979, decretato in pericolo dal 1994. Luogo unico per la ricchezza della sua biodiversità, è famoso in tutto il mondo come remoto rifugio delle ultime specie di gorilla di montagna, ma è diventato una vera e propria polveriera in una regione storicamente instabile, al confine con il Rwanda, già teatro della cosiddetta grande guerra africana, combattuta tra il 1998 e il 2003.
Da allora il Virunga, uno spazio di 7800 km quadrati che ospita importanti popolazioni di elefanti, ippopotami, okapi e scimpanzè, è il covo di numerosi gruppi armati che minacciano il futuro della più vecchia area protetta di tutta l’Africa, in primis dei rangers che ne assicurano la protezione e di chiunque si avvicini e possa minacciare i loro interessi.
Secondo un bilancio diffuso dalle stesse autorità del parco, negli ultimi 25 anni almeno 200 ranger sono stati uccisi al suo interno per difendere animali e civili, gli ultimi sei lo scorso 10 gennaio. Un pesante bilancio che fa del Virunga l’area naturale protetta che ha pagato il più alto tributo di sangue al mondo proprio per la sua tutela.
La maggior parte degli ultimi attacchi mortali compiuti ai danni delle guardie è stata messa a segno dai miliziani Mayi Mayi, uno dei tanti gruppi armati che seminano morte nella regione e si contendono il controllo delle risorse naturali e minerarie.
Questa vasta area nel cuore della regione dei Grandi Laghi, une delle più povere e densamente popolate dell’Africa, è ricca di risorse naturali che fanno gola ai diversi gruppi armati congolesi, ruandesi e ugandesi che vi hanno trovato rifugio negli ultimi 20 anni.
Secondo le stime ufficiali, il saccheggio delle foreste del parco in carbone di legna ha un valore annuo di circa 27,5 milioni di euro. Elefanti vengono uccisi per il loro avorio, venduti dai trafficanti attraverso i confinanti Ruanda e Uganda.
A queste attività di contrabbando si aggiungono le tasse percepite illegalmente dai gruppi armati, sia i Mayi Mayi che le Forze democratiche di liberazione del Ruanda (Fdlr), imposte ai pescatori sulle sponde del Lago Eduardo. In tutto ogni settimana circa duemila piroghe pagano ai miliziani cinque euro in cambio di un gettone che autorizza la loro circolazione. A denunciarlo è il Centro di ricerca sull’ambiente, la democrazia e i diritti umani (Creddho) di Goma, capoluogo del Nord Kivu.
Nel Virunga si è poi sviluppata un’altra attività altamente redditizia per i gruppi armati: il rapimento dei dipendenti delle Ong internazionali, ma anche di poveri contadini e soprattutto dei preti. I rapiti vengono liberati solo se le famiglie, in genere molto povere, riescono a pagare il riscatto, somme esorbitanti fino a 500 mila dollari. Numerose famiglie hanno raccontato di essersi indebitate a vita pur di salvare i propri cari. Essendo diventata sempre più insicura, dal 2016 la nazionale numero 2, la principale strada che attraversa il parco, si può percorrere soltanto sotto scorta.
Dieci anni fa è stata costituita l’Alleanza Virunga – su iniziativa dell’Istituto congolese per la conservazione dell’ambiente (Iccn), di ong locali ed internazionali, dell’Unesco, dell'Unione europea e altri donatori – per garantire lo sviluppo economico delle zone limitrofe. Tra gli interventi prioritari c'è il rifornimento in energia elettrica ai 4 milioni di residenti e il miglioramento delle loro condizioni di vita, in particolare grazie ad alcune centrale idro-elettriche già in servizio ed altre in costruzione, poco fuori dal parco.
Nel corso degli anni le guardie ambientali sono diventate veri e propri soldati incaricati di proteggere anche i civili, ma evidentemente non basta. Oggi 800 agenti sono dispiegati nel parco del Virunga, ben equipaggiati e addestrati dalle forze belghe. Nonostante le aggressioni subite il numero di gorilla e di altre specie è in aumento e il miglior rifornimento in luce e acqua sta giovando al turismo, concentrato nell’enclave dei vulcani Mikeno e Nyiragongo. “I gruppi armati cercano di sabotare le nostre azioni a favore delle popolazioni ma non ci scoraggiamo” aveva dichiarato al quotidiano francese ‘Le Monde’ il vice direttore del Virunga, Innocent Mburanumwe.