AGI - Gli esperti dell'Organizzazione mondiale della Sanità hanno chiesto altri dati alla Cina sui casi iniziali di Covid-19: lo ha reso noto il responsabile della recente missione dell'organizzazione Onu che si è spinta fino a Wuhan, la città dove vennero registrati i primi casi della misteriosa polmonite.
"Vogliamo più dati, abbiamo chiesto più dati", ha reso noto Peter Ben Embarek, lo scienziato che ha guidato la missione in Cina il quale ha denunciato che Pechino si è rifiutata di fornire "alcuni dati chiave". Un'accusa che sembra sconfessare l'affermazione del capo dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, secondo cui la missione a Wuhan avrebbe "aggiunto importanti informazioni".
Le accuse di Washington
La richiesta degli esperti dell'Oms è arrivata dopo che il consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, aveva espresso le "profonde preoccupazioni' degli Usa per i risultati comunicati dalla missione dell'Organizzazione Mondiale per la Sanità a Wuhan, la città cinese dove oltre un anno fa furono segnalati i primi casi di Covid-19.
Gli esperti dell'Oms, tornati giorni fa da Pechino, hanno riferito che il contagio appare originato da prodotti ittici congelati e non da un laboratorio locale, come ritengono alcuni. Sullivan ha espresso il timore che i delegati dell'Oms siano stati costretti dalle autorità cinesi a manipolare i dati e non abbiano avuto accesso alle informazioni necessarie.
L'alto esponente dell'amministrazione Biden ha inoltre sottolineato in una nota l'importanza che il rapporto sia indipendente e libero da "alterazioni operate dal governo cinese" al quale ha chiesto di "rendere disponibili i dati relativi ai primi giorni del contagio". Sullivan ha quindi espresso "profondo rispetto" per l'Oms avvertendo però che proteggerne la credibilità è una "priorità essenziale".